lunedì 1 settembre 2014

Mario Pepe, cronaca di un declino (delirio) irreversibile

Del tribuno-dittatore sangiorgese ne abbiamo piene le tasche, per non dire altro.
Incita a denunce e tesse elogi sull'autorevolezza della magistratura beneventana ma si guarda bene dallo sporgere lui stesso denuncia.

Sinora, nell'arco della sua veneranda età, non ne avrà fatto neppure una, a differenza di chi scrive...
Bella coerenza ! Ai limiti dell'inganno e perchè no , della demenza senile.
Quali saranno i reali motivi e i retroscena della rottura con altro illustre personaggio sangiorgese proprio dal Venerabile sostenuto alle scorse elezioni, ovvero l'attuale sindaco del feudo di San Giorgio del Sannio ?

Lo scopriremo...
Rosanna Carpentieri

Mario Pepe, cronaca di un declino irreversibile

di Teresa Ferragamo

mariopepe 

C‘è una cosa che è tipica di certi politici italiani: la resistenza all’oblio, quel sentimento di non rassegnazione che li assale quando le luci del proscenio stanno per spegnersi, quando la parabola della vita – anche di quella politica – va giù in picchiata. E’ come se ci fosse un diritto acquisito alla rilevanza politica, finché morte non sopraggiunga.
Così accade che Mario Pepe, ex democristiano, ex sindaco di San Giorgio Del Sannio, ex assessore regionale negli anni 90, ex deputato (per tre legislature), ex Ppi, ex Margherita, ex Pd, insomma ex tutto, viene riacciuffato, riportato a galla proprio mentre sta per affogare nel vasto mare dell’irrilevanza, ripescato perché dica la sua sulla nuova Provincia o meglio sul candidato presidente scelto – all’unanimità – dalla direzione del Partito democratico. 
Mentre non se lo fila più nessuno sul teatro politico e neppure sulla stampa locale, ecco riapparire il Venerabile che anziché rifiutare l’invito e dimostrare buon senso, lascia traboccare la lava della rabbia e della frustrazione.
Il vulcanico Mario Pepe esagera nel tentativo di travolgere Claudio Ricci, sindaco di San Giorgio Del Sannio, presidente in pectore della nuova Provincia. Che effetto fa la sua catilinaria? Onestamente? Onestamente, nessuno.
Perché? Perché dei Mario Pepe non importa più niente a nessuno. Semplicemente non fa più notizia cosa pensi dei processi politici in corso, con nuovi protagonisti che magari egli avversa, un ex tutto bocciato sonoramente alle ultime parlamentarie del Pd, quando contro tutti, in solitudine, tentò una riconferma in Parlamento. 
E quel che è peggio è che quando il verso per lui cambiò in peggio, tentò la riscossa politica aggrappandosi ad altri partiti: alle Politiche del 2013 non sostenne il Pd ma votò e invitò a votare l’Udc commissionando ai suoi pochi sodali perfino l’apertura di una sede del partito di Casini nella sua ex roccaforte, San Giorgio del Sannio.
Quando però anche da quelle parti le cose si misero male si sperticò in lodi a Monti; ma caduta in disgrazie Scelta Civica, alle ultime Europee è salito sull’ultima scialuppa di salvataggio rimasta a galla, Forza Italia.
Non proprio paradigma di buona politica, come da un ex preside di liceo ci saremmo aspettati.
Semmai un esempio di decadenza mal riuscita, una storia finita in cui si annidano i germi dell’antipolitica. 
Mario Pepe ha provato con tutte le sue residue energie a ribellarsi alla legge della democrazia, quella secondo cui prima o poi, quando il voto ti è ostile, bisogna passare il testimone.
Parlamentare non ci nasci, ci diventi grazie ai voti degli italiani e quando gli elettori non ne possono più non resta che accettare serenamente il ritorno a casa (che quasi mai è di 50 metri quadri servizi compresi). 
Dopo 50 anni trascorsi a vagare nelle stanze dei bottoni, senza che nessuno in questa provincia riesca a cogliere il segno di quel passaggio, a 73 anni suonati si potrebbe anche optare per una bella passeggiata – nipotini al seguito – lungo il sentiero del tramonto magari a godersi ( e non capita a molti) le tre ‘pensioni’ accumulate in tanti anni di vita professionale e politica. 
Quei rivoli di indignazione e collera, persino di acredine, nei confronti di un ex collega di partito e anche del Pd che pure gli ha dato migliaia di voti non si addicono a un ex parlamentare della Repubblica.
Bisognerebbe far capire a Mario Pepe – ma magari lo scoprirà da solo se ne avrà voglia – che la condizione di declino è irreversibile,  non resterebbe che dare ad essa magari un esito più conclusivo e più dignitoso.

Mario Pepe, esempio di trasformismo pataccaro

news_foto_301_mario_pepe 

Ora il tradimento è ufficiale. Da oggi Mario Pepe è ufficialmente un uomo di destra.
Insieme a dirigenti storici della destra sannita ha partecipato al summit  convocato per costruire l’alternativa a Claudio Ricci, come candidato presidente della Provincia.
Ma non deve essere stata una decisione ‘sofferta’, perché in fondo Pepe aveva da tempo manifestato la volontà di ‘ammazzare’ il Pd, sua casa politica fino alle scorse parlamentarie. L’ex deputato defenestrato dal popolo delle primarie del Partito democratico ha preso i voti del Pd, o per essere più precisi, del centrosinistra, fin quando ha potuto. Poi quando il sipario sulla sua carriera politica stava per calare – come è naturale accada a un certo punto del cammino – ha consumato il tradimento e si è consegnato alla destra pur di tentare di ritornare a galla.
Per come sono andate le cose, dovremmo arrivare a pensare che quei voti al popolo del centrosinistra, Mario Pepe, li abbia presi con la menzogna e l’imbroglio, se gli è stato tanto facile cambiar casacca solo perché la sua storia andava in un’altra direzione.
Ma la politica non è un mestiere, è passione, e i politici dovrebbero essere come lo yogurt: avere la scadenza.
Invece, Pepe è ossessionato dal potere, quello fine a se stesso, ovviamente, e cede un pugno di consiglieri comunali – tra questi il genero – al centrodestra per poter stare dentro un’elezione, quella per la nuova Provincia, che per Forza Italia e compagni è persa in partenza.
Pazienza. Anzi, meglio così. Senza di lui il Pd è più forte ma soprattutto più credibile tra la sua gente.
Tradire partito ed elettori non è una cosa bella, è roba da imbroglioni. E se fossimo in  loro non stapperemmo champagne. 
Immaginiamo come sia andata la riunione di oggi, tutti con amuleti alla mano o ben nascosti; o chi non è stato sufficientemente previdente tutto il tempo con le mani in tasca o pronto a toccar ferro.  Perché i traditori portano sfiga sempre, perché chi tradisce una volta tradirà sempre, e poi perché il loro cartello politico di destra per le Provinciali è già più di là che di qua per affari suoi.
Mario Pepe è uno avvezzo ad avvelenare i pozzi, pensa di essere il più furbo di tutti. La verità è che non ha ne mai azzeccata una (è arrivato perfino a sostenere Monti e poi Casini e ancora Mastella a distanza di sei mesi l’uno dall’altro).  
Meno male che non sono imminenti le urne, quelle vere, altrimenti la verità verrebbe a galla e gli elettori emetterebbero fulmini e saette. Che senso ha tirarsi dentro la barca già di per sé precaria un bollito come lui, in libera uscita, per imbastire un’operazione con poche chance di successo? Il sospetto è che venga utilizzato come l’ennesimo utile idiota (utile?) funzionale a un disegno anti-Pd.
Da Giuda in poi tradire il padre non ha mai portato bene. 
Pepe – lo sappiano i suoi nuovi amici – è solo animato da sete di potere; ogni sua azione è mossa da rancore e da narcisismo personale, da delirio di onnipotenza, da attaccamento alla poltrona qualunque questa possa essere
Nessuno sano di mente affiderebbe ideali, libertà e vite a uno capace di vendersi per briciole, che, per giunta, finiranno prestissimo.
L’antipolitica e il grillismo si nutrono proprio di questi cattivi esempi di trasformismo politico. In nome dell’occupazione ossessiva del potere  dimostra un’agibilità inattesa per l’età. Perfino Tarzan sarebbe invidioso di lui, i partiti di destra – una volta questo, un’altra quello – sono liane su cui aggrapparsi nella speranza di evitare il fatale tonfo.
Mario Pepe si è auto-eletto a simbolo della peggiore politica decadente, quella che tiene lontani i giovani dalle urne. Specializzato in salto della quaglia, campione di trasformismo, anche questa volta il suo tentativo di riemergere dalle ceneri sarà un flop.
Questo tradimento sarà l’ultima patacca che si porterà nella tomba. 
01 settembre 2014           Teresa Ferragamo

 



 

 

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Printfriendly