Fermate le disastrose e mortifere politiche di consumo di territorio, bonificando, decementificando e deasfaltizzando le aree contaminate e desertificate artificialmente fino ad oggi.Sì alla riforestazione e alla diffusione di essenze arboree autoctone.
LA DENUNCIA :
NEI VIVAI REGIONALI DELLA PROVINCIA DI BENEVENTO E’ PRATICAMENTE INTROVABILE L’ALBERO DI CIPRO, OVVERO IL CIPRESSO MEDITERRANEO PER ANTONOMASIA SOSTITUITO CON L’ARIZONICA O IL MACROCARPA ! PERCHE’ ?
LIMITI DELLA LEGISLAZIONE REGIONALE SULLA ATTRIBUZIONE DI ESSENZE PER LA RIFORESTAZIONE
Il Salento ha rappresentato per noi una virtuosa avanguardia nel campo ambientale.
Dopo gli interventi di disboscamento forsennato dell’Ottocento post unitario più d’uno capì che su quella strada per il Salento non c’era più futuro e tanti eroi piantarono quel verde arboreo che oggi tanti criminali: agronomi e amministratori insieme stanno distruggendo e cancellando ovunque per interessi speculativi legati alle biomasse e agli appalti facili. Nel 1953 a Portoselvaggio tanti uomini piantarono più di centomila alberi. E per fortuna inoltre, in quei rimboschimenti si optò per l’uso abbondante e prioritario di una pianta perfettamente mediterranea e che caratterizzava le pinete costiere di Puglia e di Lucania, nonché del Molise e Abruzzo, da epoche immemori: il cosiddetto Pino di Gerusalemme anche chiamato Pino d’Aleppo (Pinus halepensis).
Gente volgare oggi tenta di spacciare questa essenza arborea dal profumo balsamico e dal valore antisettico per una sorta di pianta esotica alloctona per favorirne la eliminazione speculativa attraverso questa mistificazione falso scientifica. Gli studi pollinici dicono presente il pino d’Aleppo già in età ellenistica tra Tarantino e Lucania. Nelle pinete naturali ottocentesche del tarantino il botanico Martino Marinosci di Martina, già nei primi dell’Ottocento, segnalava, la presenza del Pino d’Aleppo, come del Pino marittimo (Pinus pinaster), e del Pino domestico (Pinus pinea). Così nei rimboschimenti del Salento dei primi del ‘900, documentati da questa foto, si optò anche per fortuna per l’uso di un’altra stupenda pianta mediterranea: il Cipresso Mediterraneo (Cupressus sempervirens), tanto nella sua varietà orizzontale quanto in quella piramidale-colonnare, l’albero di Cipro, come recita il suo nome tipico dell’isola cipriota, come dell’ Isola di Creta, come del Salento in epoca greco-romana, tanto che, come pochi ancora sanno, lo studioso latino Plinio il Vecchio lo ricordava come l’albero che i Romani chiamavano “Tarantino”!
Altro che cipresso “toscano” ! A riguardo l’ignoranza tocca l’apice.
Purtroppo ci corre obbligo di segnalare con viva indignazione e protesta che i vivai regionali della Provincia di Benevento non riproducono da anni il cipresso mediterraneo per antonomasia, ovvero il cupressus sempervirens e che personale dipendente della Regione- Settore Agricoltura e Foreste, evidentemente poco esperto di botanica e di essenze arboree, tenta di rimpiazzarlo ai cittadini virtuosi richiedenti con gli alloctoni -udite, udite- “c.arizonica” e/o “c.macrocarpa”, quest’ultimo originario della California.
A fronte della ricchezza del patrimonio vegetale mediterraneo, riteniamo ciò una autentica vergogna, di cui chiediamo spiegazioni per iscritto alla Regione Campania.
Opportuno sarebbe che gli uffici della Regione dislocati nelle varie province tengano presenti, nell’evadere le richieste di assegnazione di piantine forestali, di tutti i vivai regionali, senzaridicole limitazioni territoriali confinate alla singola Provincia!
A conferma di quanto denunciamo, pubblichiamo il link dei vivai forestali della Regione Campania.
A tutte le Autorità cui è indirizzata la nostra lettera vogliamo far presente con viva deteminazione che l’unica infrastruttura di cui ha bisogno San Giorgio del Sannio è il verde ed i Grandi Boschi, pubblici e privati, senza che l’elemento bosco sia visto come in un aut-aut con l’agricoltura, o con la presenza urbana.! No a scempi e devastazioni del territorio nella Piana di San Giovanni, per esempio, in nome di una obsoleta e inutile zona ASI !
Non vogliamo altre strade in territori vergini o che consumano altro suolo.
Sì, solo ad interventi infrastrutturali che migliorano infrastrutture esistenti.
Ma non accetteremo mai più il consumo di altro suolo integro, naturale e rurale, per nessuna altra “cattedrale nel deserto” o lottizzazioni p.i.p. fotocopia e ridondanti, per non dire pedestri e scriteriate !
Sì, solo ad interventi infrastrutturali che migliorano infrastrutture esistenti.
Ma non accetteremo mai più il consumo di altro suolo integro, naturale e rurale, per nessuna altra “cattedrale nel deserto” o lottizzazioni p.i.p. fotocopia e ridondanti, per non dire pedestri e scriteriate !
Se il vitale tessuto connettivo forestale di questa terra – in cui esiste una contrada che non a caso si chiama “Cesine”- è stato depauperato all’inverosimile, non si deve ai cosiddetti “cambiamenti climatici” o a qualche altro effetto naturale, ma solo e soltanto all’azione devastatrice dell’uomo, alla barbarie della motosega indiscriminata e impunita, alle lottizzazioni speculative e affaristiche, all’avidità di denaro facile, alla colonizzazione e svendita del territorio.
Un “imperativo categorico” irrinunciabile e non più procrastinabile del nostro territorio e della sua gestione ed amministrazione, è quello della “Riforestazione” e “Rinaturalizzazione” con essenze autoctone e reintroduzione delle specie botaniche recentemente scomparse, a seconda dei casi previa “Bonifica” dei luoghi dal cemento !
Un imperativo che, come con stupore ognuno di noi può notare, è scomparso dall’agenda della politica locale (e nazionale) da decenni; scomparso dal mondo dell’informazione; scomparso dalla nostra memoria: …unica vera infrastruttura prioritaria e vitale contro cui nessun cittadino in buona fede, o sano di mente, avrà mai nulla da eccepirvi ! Un’infrastruttura la cui ricostruzione, attraverso un massiccio intervento statale e regionale, costituisce un fattore strategico di sviluppo e di benessere autentico nonché una notevole occasione di impiego e lavoro per numerosissimi giovani ed imprese locali.
Ma gli ambientalisti veri, i naturalisti, i botanici, chi di verde nutre la propria anima e gli attivisti del comitato civico oggi, contro la famelica antropofaga foga speculativa che domina quasi ogni atto amministrativo , vogliono e chiedono, con forza e determinazione, di riportare nella prima pagina dell’agenda di ogni istituzione territoriale che voglia ancora sperare nella “credibilità” agli occhi dei cittadini, il più grande dei bisogni di questa terra: vasti boschi pubblici e l’incentivazione massima dei rimboschimenti dei suoli dei privati ! Basta con la cementificazione !
Rosanna Carpentieri
per il Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia e per il Comitato di Rimboschimento Il popolo degli Alberi e dei Giardini
Specifiche richieste :
All’attenzione della Commissione Europea: a partire dalla costituzione della Banca Mondiale a Washington (accordi di Bretton Wood) uno dei primi obiettivi fu quello di riportare ricchezza nelle regioni meridionali italiane, greche, ungheresi, bulgare, al fine di garantire benessere diffuso e serenità sociale; tra le strategie per conseguire questo scopo, uno dei progetti più importanti prevedeva proprio la riforestazione mediante la piantumazione massiccia di piante autoctone, ma non fu mai portato a termine!
Il paradosso è che se ogni giorno sul Financial Times o sul The Guardian si parla di riforestazione inglese per combattere il “climate change”, non si riesce a capire come sia possibile che gli amministratori italiani ignorino del tutto l’argomento. Non un solo convegno è stato organizzato a Benevento, a San Giorgio del Sannio o in Campania dagli enti istituzionali per illustrare gli incentivi pubblici, esistenti, anche alla luce del Protocollo di Kyoto, per quei proprietari terrieri che volessero rimboschire o rinaturalizzare i terreni di loro proprietà, mentre la politica locale ha al contrario favorito un processo innaturale e aberrante di edificazione dei suoli o di inquinamento dei terreni agricoli con orrendi capannoni commerciali, oppure -in provincia- con l’eolico e il fotovoltaico selvaggi che ha generato una speculazione da Green Economy dagli effetti devastanti, sia dal punto di vista ambientale, sia della legalità, insostenibile economicamente ed ecologicamente, portando a forme vere e proprie di neo-colonialismo, con l’arrivo di multinazionali e ditte da ogni parte del globo interessate ai lauti incentivi pubblici disponibili per queste produzioni d’energia. Una speculazione, in un mercato drogato di rapina, che deve essere fermata, bonificando i terreni così ignominosamente alterati e favorendo invece l’ubicazione dei pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici a favore dell’autoproduzione ed autoconsumo dell’energia elettrica da fonte rinnovabile da parte degli utenti; il modello della micro-generazione diffusa dell’energia rinnovabile a impatto veramente zero, contro il modello accentrato e monopolistico industriale tanti danni causa al territorio.
La riforestazione ha poi anche un valore storico-sociale, nonché economico, di riscatto del meridione, per superare la retorica della cosiddetta “questione meridionale”, ponendo fine alla corsa vacua volta al raggiungimento da parte del Sud di standard propri di altre realtà, ma che non appartengono e non devono appartenere al Sud, connotato da altri e differenti fulcri economici e peculiarità. In tale contesto la “riforestazione”, nella forma moderna “partecipata e razionale” qui prospettata, ha in sé anche un imperativo di riscatto anticoloniale, dato che fu dopo l’Unità d’Italia, inizi seconda metà del ‘800, che le foreste subirono la definitiva accelerata volta alla loro quasi totale distruzione, al fine di fornire legno e carbone per le esigenze di “sviluppo vorace” di altre realtà extra-meridionali, con la conseguente rottura definitiva degli equilibri millenari uomo-natura e il passaggio verso economie agricole da vero e proprio territorio colonizzato, pur se appartenente alla stessa nazione: aspetto quest’ultimo che ne ha stemperato l’intrinseca conseguente miseria, drammaticità e dipendenza forte da dinamiche e volontà esterne, un’economia decapitata di ogni auto-determinazione locale, che oggi è invece necessario favorire.
Richiesta specifica al Governo Italiano: al Governo si chiede di orientare nel sud deforestato barbaramente quei progetti di piantumazione di migliaia di alberi, promessi dal Presidente del Consiglio all’Italia sulla scorta dell’appello dell’Onu che proclamò il 2011 Anno internazionale delle foreste.
Vi risultano in merito decreti attuativi ? A noi no !
Richiesta specifica alla Regione Campania: alla Regione Campania si richiede che la maggior parte dei progetti e dei finanziamenti che saranno elargiti in seno al Piano Paesaggistico Territoriale Regionale siano indirizzati proprio verso quelle idee progettuali volte alla rinaturalizzazione-bonifica del territorio e alla riforestazione razionale, con le essenze autoctone (con la piantumazione di querce ed altre piante micorrizate per la produzione di funghi e tartufi o della Quercia da sughero per la produzione del sughero o della dolce manna dal Frassino orno, etc.) ; essenze autoctone prodotte ed assegnate ai privati richiedenti da tutti i vivai regionali, senza inaccettabili limitazioni territoriali e senza scelte che attentano di fatto al necessario rispetto della biodiversità e del genius loci.
Così come, i Piani di Sviluppo Rurale (PSR) devono promuovere e privilegiare quei progetti che prevedono il recupero di colture e cultivar tipiche del meridione d’Italia, e le filosofie di pratica agricola ispirate alla massima salubrità e rientranti nella grande famiglia del cosiddetto “biologico”.
Interventi da accompagnare con azioni di urgente riqualificazione paesaggistica – incentivata e promossa – volta a favorire le architetture che riprendono tecniche, materiali, forme e stili tipici della ruralità locale nonchè il recupero del genius loci ed il restauro dell’esistente (laddove ancora esistente (!), come a titolo di esempio, l’antica casa colonica del ‘700 nella storica contrada Cerzone nel Comune di San Giorgio del Sannio !).
Si legga anche: https://agoranewsonline.wordpress.com/ambiente/
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