martedì 17 febbraio 2015

Dal sindaco di nuovo al podestà...I nostri Comuni sono destinati a sparire insieme al residuo di democrazia che rimane ?

Trattiamo nel caso specifico della città metropolitana di Torino ma riservandoci di approfondire sulla realtà comunale di San Giorgio del Sannio, riteniamo che gli stessi problemi sono riscontrabili anche in altre città metropolitane.

Dopo la rottamazione del Senato e delle Province, sembra proprio che adesso tocchi ai Comuni. 
In Provincia di Torino sono 315 e di questi ben 253 hanno meno di 5.000 abitanti (il Comune di Moncenisio ne conta in tutto 34).
Si erano organizzati, avevano consorziato servizi, coordinato la mobilità intercomunale dei dipendenti, scongiurato la chiusura degli uffici postali, degli ospedali periferici e in gran parte riescono ancora ad avere bilanci in pareggio se non in attivo! Tranne Torino che ha, come noto, un deficit abissale. Da questo deficit Torino non riesce a venire a capo con le solite politiche, che infatti non funzionano nemmeno a livello nazionale.
Ed ecco l’idea geniale: devitalizzare i comuni del territorio per poter spalmare su di loro il debito della Città metropolitana. L’abolizione delle Province, soggetti di mediazione tra la grande città capoluogo e le centinaia di comuni medio-piccoli dei rispettivi territori, è stato solo l’ultimo passo.
Il progressivo strangolamento dei comuni, l’istituzione democratica più vicina ai cittadini, risale alla coppia Amato-Bassanini, che ha avviato la prima espropriazione dei poteri dei Consigli comunali e dei beni comuni. 
Un’opera demolitrice che il governo attuale conclude consegnando i resti di un’istituzione millenaria alla città capoluogo, detta anche metropolitana.
Non ci voleva molto a capire che questo era l’approdo verso cui spingeva il “combinato disposto”  patto di stabilità e  trasferimenti sempre più esigui dallo Stato, che stanno portando alla chiusura degli ospedali periferici - ora tocca a quelli di Susa e di Cuorgnè - facendo confluire i pazienti nella Città della salute (sic!) della Città metropolitana. Per le urgenze si provvederà con elicottero!
E’ lo stesso approdo a cui sono destinati i Comuni medio-piccoli costretti a una crescente paralisi non solo operativa ma anche democratica. 
Illuminante sotto questo aspetto l’ Art 53, comma 23 , della legge 388/ 2000 Finanziaria 2001 del 2° governo Amato: i comuni sotto i 3000 abitanti, che risparmiano sul personale e contribuiscono in tal modo a contenere la spesa pubblica, e che di conseguenza non dispongono più delle figure professionali idonee “ possono attribuire ai componenti dell'organo esecutivo (Sindaco e Giunta) la responsabilità degli uffici e dei servizi ed il potere di adottare atti anche di natura tecnica gestionale.” 
L’anno successivo, il governo Berlusconi, con la Finanziaria 2002, eleva la soglia a 5000 abitanti e in ben 253 Comuni della provincia di Torino il politico e il tecnico diventano tutt’uno: il sindaco o l’assessore presenta la delibera di bilancio, o del piano regolatore, ed egli stesso la dichiara legittima. 
Così anche i cittadini si abituano all’idea che il sindaco è in realtà un “nuovo podestà”, che fa e disfà senza controllo, potendo tra l’altro scegliersi personalmente anche il segretario comunale che più gli aggrada.
E’ di questi giorni l’esempio del Comune di Coassolo, 1500 abitanti, il cui sindaco ha predisposto la delibera di cessione dell’acquedotto comunale a SMAT SpA e ha dichiarato che la delibera è legittima dal punto di vista contabile-amministrativo, l’assessore poi ha dichiarato lo stesso dal punto di vista tecnico e il segretario comunale ha firmato che va bene così! 
Il passaggio in Consiglio comunale è stato una pura formalità e solo quando la delibera è apparsa sull’Albo pretorio i cittadini ne sono venuti a conoscenza e si sono ribellati.
Di questo passo il personale dei 253 Comuni si riduce a poche unità, finché anche i residui compiti istituzionali (anagrafe, cimiteri) non verranno esternalizzati su “area vasta”, alias Città metropolitana e i 235 Comuni torinesi al di sotto dei 5000 abitanti non avranno più ragione di esistere. 
Resteranno altri 29 comuni tra i 5000 e i 10 000 abitanti da “sistemare” allo stesso modo e a quel punto l’affare è fatto: i comuni medio-piccoli saranno ridotti a organismi inerti, morti per consunzione economico-democratica, ininfluenti nel Consiglio metropolitano dove sarà il sindaco di Torino e la sua maggioranza a decidere per tutto il territorio provinciale, sul quale avrà finalmente mano libera di spalmare quel debito di cui non sa altrimenti come disfarsi.
L’esempio dell’acqua è illuminante anche sotto questo aspetto: diversi comuni della provincia di Torino, ricchi di sorgenti, gestiscono ancora direttamente il loro acquedotto, con soddisfazione dei cittadini per la qualità dell’acqua e per le tariffe, in genere meno della metà della tariffa SMAT...ma questi comuni stanno subendo forti pressioni per entrare in SMAT SpA, alla quale dovrebbero cedere l’acqua ricevendone in cambio il raddoppio della tariffa. 
A chi conviene? Il conto è presto fatto: ai comuni per nulla, tutti i vantaggi a Torino, che avrebbe accesso ad acqua di qualità (ora il 20% del suo fabbisogno è prelevato da Po) e al 64% degli utili corrispondenti alla sua quota azionaria in SMAT Spa, mentre ciascun comune medio-piccolo non supera lo 0,0001% del capitale sociale.
Come per le delocalizzazioni industriali, anche l’eliminazione delle Province è una buona occasione per farci perdere per strada diritti acquisiti e migliaia di posti di lavoro.
Il Comitato Acqua Pubblica Torino si sta battendo perché il diritto all’acqua, e il principio di proprietà e gestione pubblica e partecipativa senza scopo di lucro del Servizio Idrico Integrato che una delibera di iniziativa popolare firmata da 12 000 cittadini nel 2010 aveva fatto inserire nello Statuto della Provincia di Torino, non si perda per strada e sia recepito nello Statuto della Città metropolitana. 
Nel contempo esprime tutta la sua solidarietà ai lavoratori delle province italiane che in questi giorni stanno presidiando le loro sedi in difesa dei 20000 posti di lavoro rottamati dalle Città e province metropolitane.
La Città metropolitana è un ectoplasma della democrazia.

Riprendiamoci il Comune al più presto, prima che diventi una scatola vuota.
Tratto dal Granello di Sabbia di Gennaio/Febbraio 2015: 
Enti Locali: Cronaca di una morte annunciata

La Città metropolitana di Torino ha forse intenzione di privatizzare la gestione dell'acqua?
A tutti coloro che hanno votato SI al Referendum del giugno 2011
 
Scriviamo al Sindaco e ai consiglieri metropolitani di Torino affinché riportino integralmente nello statuto della Città Metropolitana di Torino gli articoli 63 bis e 64 introdotti nello Statuto della disciolta provincia, con la delibera di iniziativa popolare promossa dal Comitato Acqua Pubblica Torino.

Al Sindaco e Consiglieri/e metropolitani/e
 
Nel 2010 ho sottoscritto la proposta di deliberazione di iniziativa popolare per introdurre nello Statuto della Provincia di Torino i principi della proprietà e gestione pubblica del Servizio idrico integrato, proposta che il 1 giugno 2010 è stata approvata a larghissima maggioranza dal Consiglio provinciale.
Ora -  con il passaggio dalla Provincia alla Città metropolitana di Torino -  nella bozza di Statuto scompaiono le parti più rilevanti di quegli articoli, le parti che, guarda caso, facevano riferimento in particolare alla gestione pubblica del servizio.
La Città metropolitana di Torino ha forse intenzione di privatizzare la gestione dell'acqua, nonostante la chiara volontà contraria espressa dai cittadini anche con i referendum del 12-13 giugno 2011?
Ribadisco allora ancora una volta la mia ferma volontà di mantenere pubblica la proprietà e la gestione del servizio idrico integrato e chiedo che vengano mantenuti integralmente nello Statuto della Città metropolitana di Torino gli articoli approvati dal Consiglio provinciale il 1 giugno 2010 .
Firma ....

Inviare la mail a:
 
stampa@cittametropolitana.torino.itgiuseppe.formichella@cittametropolitana.torino.iturc@comune.torino.italberto.avetta@cittametropolitana.torino.it,sindaco@comune.cossano.to.itgemmagio@hotmail.comvincenzo.barrea@libero.itfrancesco.brizio@comune.cirieto.itfrancesco.brizio@alice.it,sindaco@comune.pinerolo.to.iteugeniobuttiero@gmail.commauro.carena@studiolegalecarena.itmimmo.carretta74@gmail.comluciacentillo@gmail.com,barbaracervetti@libero.itgenisiodomenica@tiscali.itbarbaraingrid.cervetti@comune.torino.itgriffa@comune.laloggia.to.itantonellagriffa@libero.it,segreteriasindaco@comune.chieri.to.itcmartano@comune.chieri.to.itsindaco@comune.grugliasco.to.itrmonta@alice.itmi.paolino66@gmail.com,andreatronzano@hotmail.commarocco.marco@gmail.comdimitridevita@inwind.itcesarepianasso@gmail.com

domenica 1 febbraio 2015

Trasparenza sul sito istituzionale del Comune di San Giorgio del Sannio. L’ANAC intervenga direttamente !

Da InfoSannio del 01 febbraio 2015

(Riceviamo & Pubblichiamo) – Sul sito istituzionale del Comune di San Giorgio del Sannio è possibile acquisire che:
  • Il responsabile per la Trasparenza è l’Istr.amm. Dario DEL SORDO.
  • Titolare del potere sostitutivo ex l. 241/90 e D.lgs.n.33/2013 nonchè Responsabile della prevenzione e corruzione ex l. n.190/2012 è il SEGRETARIO GENERALE.
Ma, se non vogliamo vanificare le finalità della legge, non occorre evitare giurisdizioni “domestiche” e condizionamenti dovuti ad amicizie , conoscenze o ruoli locali ?
Intanto, sulla “lodevole” opera pubblica: danneggiamento delle alberate di tigli di varie strade non c’è traccia di atti e documenti, neppure quelli relativi all‘appalto conferito ai taglialegna, sul sito dell’ente !
Anzi, l’amministrazione ha eluso persino l’osservanza di una formale istanza di accesso agli atti ai sensi della legge n.241/90 e di una contestuale istanza di accesso civico ai sensi dell’art.5 del D.Lgs.n.33/2013.
Che fare ?
Il Comune di San Giorgio del Sannio nel mese di marzo del 2014 ha omesso di pubblicare sul sito istituzionale qualunque atto o documento relativo alla decisione di procedere a “capitozzatura” delle alberate di tigli storici lungo i margini di varie strade del paese: viale Spinelli, via Roma, via dei Sanniti;
vi ha proceduto, nel mancato rispetto degli obblighi di pubblicità e trasparenza, conferendo appalto ad una ditta prescelta non si sa in base a quale gara e a quali criteri, oltre che requisiti professionali specifici dato l’incarico.
La decisione dell’Amministrazione è stata contestata dalla scrivente e da vari comitati civici , a mezzo comunicati stampa, per gli effetti perversi di danneggiamento del patrimonio arboreo, non supportato da ragionevoli motivazioni ed unico “polmone verde” del paese nonchè per la sorte della bio massa -rimasta avvolta da una coltre di punti interrogativi e da dati fattuali in contrasto con la poi asserita “rottamazione in discarica” della legna risultante dalle efferate capitozzature dei tigli- in virtu’ delle quali tutta la chioma naturale dei tigli veniva troncata, riducendo gli stessi a vergognosi appendiabiti, non più definibili “alberi” nel pieno possesso delle facoltà di purificazione dell’inquinamento atmosferico.
In data 20 dicembre 2014, a mezzo pec acquisita al Protocollo Comunale il 22 dicembre 2014 col n. 21246, la scrivente inoltrava al Comune “Istanza di accesso agli atti” ai sensi della legge n.241/90 e del D.Lgs.n.33/2013 al fine di visionare ed estrarre copia:
dell’ordinanza sindacale o atto equipollente con cui veniva disposta la cd.capitozzatura degli alberi;
le motivazioni alla base di tale determinazione;
la Ditta cui era stato conferito l’appalto per i lavori di capitozzatura con  relativo capitolato o convenzione e gara di appalto;
i soggetti cui è stata attribuita la legna di risulta;
i criteri con cui sono stati individuati i soggetti beneficiari della legna di risulta;
il parere di conformità, preventivo e successivo all’intervento, rilasciato dall’Ufficio Tecnico Comunale.
Il Comune malgrado sollecito all’adempimento del Responsabile per la Trasparenza Istr.Dir. Dario DEL SORDO inviato all’Ufficio Tecnico Comunale, al Segretario Generale (nominato dalla Giunta Titolare dei poteri Sostitutivi e Responsabile della Prevenzione e Corruzione ex lege n.190/2012) e per conoscenza alla istante qui scrivente in data 5 gennaio 2015 Prot. n. 57,
NON OTTEMPERAVA, nè pubblicando sul sito istituzionale gli atti e i documenti richiesti, nè comunicando all’istante Rosanna Carpentieri tempi e modi per l’esercizio del diritto di accesso ai sensi della residuale legge n.241/90.
Residuale quest’ultima in rapporto al generale obbligo sancito dal D.Lgs. n.33/2013, ma NON IRRILEVANTE in rapporto ai diritti e agli interessi meritevoli di tutela di cui è titolare Rosanna CARPENTIERI, in quanto imputata in un procedimento per diffamazione a seguito di querela del Sindaco Claudio RICCI il quale -evidentemente- non ha gradito le lettere sulla vicenda dello scempio ambientale e del danneggiamento dei tigli mediante capitozzatura.
Ma non è tutto.
Il Comune di San Giorgio non ha ancora ottemperato al disposto di cui alla legge n. 190/2012, ovviamente richiamato sia pure non esplicitamente nella istanza di accesso civico da me prodotta, con riferimento all’appalto e al compenso conferiti alla impresa taglialegna !
Il 31 gennaio è scaduto il termine per la pubblicazione dei dati.
E l’ANAC entro il 30 aprile trasmetterà alla Corte dei Conti l’elenco delle amministrazioni che hanno omesso di trasmettere e pubblicare in tutto o in parte le informazioni di cui all’art. 1 comma 32 della legge 190/2012.
Le pubbliche amministrazioni devono pubblicare entro il 31 gennaio in tabelle riassuntive e liberamente scaricabili, anche a fini informatici e statistici, tutti i dati richiesti relativi ai procedimenti di scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi.
Ai sensi dell’art. 1 comma 16 lett. b della legge 190/2012 l’obbligo di informazione comprende TUTTE le tipologie di affidamento previste dal Codice dei Contratti pubblici – senza nessuna esclusione – anche in economia o in modalità diretta e a prescindere dall’acquisizione del codice CIG o di quello smartCIG per le relative procedure, ivi comprese le  SPESE ECONOMALI di minima entità. Per queste ultime in tutte le fattispecie in cui non sia prevista l’acquisizione di un CIG o SmartCIG il campo CIG deve essere valorizzato con il valore 10 zeri (0000000000)
La norma non prevede soglie minime. Per ogni procedimento occorre pubblicare:
a) la struttura proponente,
b) l’oggetto del bando, 
c) procedura di scelta del contraente (se alla data della comunicazione non sono ancora disponibili informazioni sui partecipanti e sull’aggiudicatario dovrà essere indicato il set minimo CIG, struttura proponente, oggetto del bando e procedura di scelta del contrente
c) l’elenco degli operatori invitati a presentare offerte, (nelle procedure negoziate i soggetti ai quali sia stata limitata in partenza la partecipazione; nelle procedure aperte gli operatori che hanno presentato offerta)
d) l’aggiudicatario, 
e) l’importo di aggiudicazione, 
  1. f) i tempi di completamento dell’opera, servizio o fornitura,( se manca il documento analogo al verbale di consegna dei lavori è necessario fare riferimento alla data di attivazione del contratto, o lettera di invito riscontrata dall’operatore o presentazione dell’offerta; se manca il certificato formale di ultimazione è possibile desumere la conclusione dell’appalto con riferimento alla fattura a saldo presentata dall’operatore economico o all’attestazione di regolare espletamento della prestazione. )
    g) l’importo delle somme liquidate. (Deve essere indicato come chiarito dall’ANAc l’importo complessivamente liquidato al lordo delle ritenute operate per legge e al netto dell’IVA; se all’atto della comunicazione annuale l’appalto è in corso di espletamento l’importo sarà commisurato alle somme liquidate sino a quel momento; ).
Attenzione: pur sussistendo una parziale sovrapposizione nella esposizione dei dati con l’adempimento di cui all’art. 23 del dlgs 33/2013, questo con scadenza 31 gennaio, previsto dall’art. 1 comma 32 della legge 190/2012, differisce per contenuto informativo e tempistiche di pubblicazione.
Per tutto quanto esposto, CHIEDIAMO che l’Anac e il Presidente dott. Cantone sanzionino DIRETTAMENTE e senza avvalersi di “intermediari locali” e di una sorta di “giurisdizione domestica”, il Comune di San Giorgio del Sannio (amministrazione iudicanda)!
Per accertare difatti una violazione di per sé lampante, visto l’obbligo di pubblicare la documentazione richiesta dalla scrivente,  nella sezione ‘Amministrazione trasparente’ del sito internet dell’ente, non occorre costruire un procedimento che, ad essere eufemistici, può essere definito farraginoso.
Se così fosse, non sono certo queste le  metodologie e le “pratiche efficaci” per prevenire la corruzione e rafforzare l’integrità e la correttezza dell’azione pubblica a San Giorgio del Sannio!
CHIEDIAMO ALTRESI’ alla magistratura ordinaria del Tribunale di Benevento: abbiamo constatato e toccato con mano il DANNEGGIAMENTO (su piante vive e sanissime), lo SCEMPIO AMBIENTALE E LO SPERPERO DI DANARO PUBBLICO…
COSA ALTRO OCCORRE AFFINCHE’ ​ LA MAGISTRATURA DI BENEVENTO AGISCA PENALMENTE​ (E SAREBBE ORA!) CONTRO IL SINDACO E L’AMMINISTRAZIONE DI SAN GIORGIO DEL SANNIO ?
Possibile che ritenga sempre sostenibili le azioni penali in giudizio quando è il sindaco a querelarsi e soprattutto, quando scomoda il reato fascista della diffamazione a mezzo stampa anche quando il mezzo della stampa non è stato usato ma ci si è limitati a interlocuzioni e lettere critiche verso la p.a. ?​
Rosanna Carpentieri
In proprio e per il Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia
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