giovedì 3 marzo 2016

Perché è importante parlare della capitozzatura

Pubblichiamo un intervento di Sergio Calderale di Eco Abitare Onlus quanto mai opportuno dopo la mattanza dei tigli storici di San Giorgio del Sannio avvenuta con motivazioni pretestuose non corrispondenti al vero, con notevoli danni biologici ed estetici ai tigli, con problematiche di sicurezza ed incolumità causati dalla totale privazione della chioma odorosa.

Perché è importante parlare della capitozzatura, vale a dire di quella mala prassi di potatura degli alberi per cui vengono tagliati la maggior parte o totalità dei rami principali, se non perfino il tronco a una certa altezza?
Dopo avere ascoltato tante argomentate e convincenti critiche a questa modalità di azione al corso di potatura degli olivi dell’Associazione Libera Polis viene spontaneo guardarsi intorno nelle proprie strade cittadine. E quella che prima sembrava al massimo una bruttura estetica – che forse un pensiero recondito e non esplorato riteneva giustificata dalle esigenze delle piante, che noi soddisfiamo da indefessi giardinieri – appare un vero e proprio scempio. La cui colpa più paradossale è quella di essere insensato e autolesionista − vedremo tra poco per quale motivo − oltre a provocare alla pianta un danno biologico che essa deve correre a riparare con grande fatica per evitare di morire. Sempre che ci riesca.
Il modo migliore per entrare in contatto con l’argomento è innanzitutto quello di aprire gli occhi e osservare.  E io l’ho fatto: nel paesino in cui vivo, Marina di Cerveteri, avevo già notato nelle ultime settimane squadre di potatori all’opera lungo le strade. Ora il risultato del loro operato mi appare in tutto il suo insensato squallore. Ecco le foto, scattate ieri, di alcuni alberi che si trovano ai margini e all’interno di un parchetto pubblico per i bambini.
Alberi appena capitozzati su una strada di Marina di Cerveteri
Alberi appena capitozzati su una strada di Marina di Cerveteri
Proprio per la presenza del parco − luogo di riposo e di relativo contatto con la natura − un simile contorno di monconi di alberi suona stridente: non rasserena gli animi, né riempie gli occhi. Perché dunque viene fatto, qui come quasi ovunque nelle città italiane?
Ci si sbaglia di grosso se si è convinti che dietro queste potature pagate da noi cittadini ci sia un motivo altruistico − il bene della pianta, che si giova in qualche modo della potatura − oppure utilitaristico per l’uomo − la sicurezza, ad esempio, visto che le piante “abbassate” vengono considerate meno esposte al rischio di cadute.
Questi alberi sembrano essersi arresi di fronte alla stupidità dell'uomo, ma sotto la corteccia stanno combattendo per sopravvivere
Questi alberi sembrano essersi arresi di fronte alla stupidità dell’uomo, ma sotto la corteccia stanno combattendo per sopravvivere
Per capire che nessuna delle due argomentazioni si regge in piedi è sufficiente sapere cosa accade a una pianta quando viene capitozzata. Il primo danno che le si cagiona è legato alla sua fisiologia: ogni pianta cresce con la stessa estensione all’aria aperta e nel sottosuolo; quando la si priva di una parte aerea, lo stesso danno si ripercuote nell’apparato radicale. Le conseguenze sono semplici da dedurre: poiché le radici svolgono anche la funzione di ancoraggio al suolo, una loro brusca diminuzione significa minore stabilità della pianta.
Quello che resta dei poveri alberi capitozzati, mentre sullo sfondo qualcuno è stato per fortuna risparmiato
Questa minore stabilità è aggravata dalla “ferita”: tagliare un ramo di grande spessore rende la pianta vulnerabile agli attacchi esterni di parassiti, funghi, batteri. L’ingresso di questi agenti patogeni nei suoi tessuti porterà anche le radici ad ammalarsi, perché il tronco non è altro che un tramite che collega la cima alla parte interrata, funzionando come una pompa idraulica che propaga la linfa e i nutrienti nelle varie parti del suo “corpo”.
Accecati, gli alberi si protendono ancora ma inutilmente verso il sole
Ma il danno forse più lampante che cagioniamo recidendo tutti i rami − e con essi le foglie − è quello di privarla della possibilità di nutrirsi: la pianta sintetizza i suoi elementi vitali attraverso la luce, assorbita dalle foglie e poi elaborata tramite la fotosintesi clorofilliana. Ecco il motivo per cui dai tronchi recisi spuntano, in breve tempo, piccoli getti fogliosi: non si tratta di un segnale di vitalità della pianta − contrariamente a quella che è divenuta una convinzione comune − bensì di un disperato tentativo di sopravvivere andando a cercare nuovamente la luce di cui nutrirsi.
Vedere e capire tutto questo è il primo, semplice passo per scongiurare che continui ad accadere. È faticoso, e spesso vano, lottare contro amministrazioni pubbliche inconsapevoli che agiscono (in questo caso: potano) in nome di una collettività altrettanto inconsapevole. Il lavoro che va fatto comincia da noi stessi, ed è più sottile e preventivo: occorre tornare a espandere la nostra percezione, chiamiamola coscienza, fino ad abbracciare la sofferenza di un albero. Per riuscirci, può essere utile un corso di potatura come quello di Libera Polis, oppure la lettura di un libro (ne consiglio due, agili ma rivelatori: “Verde brillante” di S. Mancuso e A. Viola; “La botanica del desiderio” di Michael Pollan: per capire anche il motivo per cui “senza i fiori non esisteremmo“). L’alternativa più immediata, se si è capaci di sufficiente empatia, è quella di osservare le piante, mettersi in relazione, percepire il tempo rallentato della loro crescita e cercare una risposta direttamente da loro.
Una buona potatura, soprattutto quando si interviene su piante abbandonate o mal potate in precedenza, significa saper vedere e prevedere le reazioni e la crescita della pianta nel corso degli anni. Responsabilità e progettazione, come dicevamo, col carico di fatica che comportano. E, come ci ricorda Mascioli, un simile modo di procedere è ancor più faticoso in una società in cui siamo ormai abituati a delegare quasi tutto. Sarà per questo che nemmeno ci accorgiamo delle famigerate “capitozzature” che sfregiano l’estetica di città e campagne, soprattutto in nome del business della potatura: peggio si pota, maggiore bisogno ci sarà di potare ancora. Ma prima delle speculazioni, gestite come spesso capita da amministrazioni pubbliche conniventi, il lasciapassare a pratiche così insensate lo diamo tacitamente noi cittadini nel momento in cui nemmeno ce ne accorgiamo: per ignoranza, per superficialità, perché, forse, noi per primi veniamo “capitozzati” in un sistema che ci abitua a perdere la relazione con l’ambiente che ci circonda.
Chissà come ci vede un albero… Se proprio dobbiamo avvicinarlo a lame sguainate, assicuriamoci prima di conoscerlo e sapere come evitare di nuocergli troppo

domenica 21 febbraio 2016

MANCA L'ACQUA ? PAGHI IL GESTORE !!! Adesso sangiorgesi lobotomizzati sapete cosa fare !

MANCA L'ACQUA ? PAGHI IL GESTORE !!!

E' quanto ha disposto la Cassazione con la sua sentenza 2182/16 affermando un principio generale valido per situazione analoghe. 
Per la Cassazione il Gestore dell’acquedotto è tenuto ad individuare fonti di approvvigionamento alternative se quelle usuali sono fuori legge, senza aspettare che vi provvedano terzi responsabili dell'eventuale inquinamento oppure se quelle usuali sono inutilizzabili.
Che dire della situazione a San Giorgio del Sannio (BN) in cui proprio il gestore Alto Calore s.p.a. è il principale responsabile della cronica mancanza di acqua elevata a sistema per far fronte a deficit di bilancio del gestore o ad una politica del risparmio aziendale non consentita dalla legge ?

Adesso sangiorgesi lobotomizzati (che pagate -timorosi, e di che?- anche a fronte di inammissibili e non chiariti disservizi la bolletta ) sapete cosa fare !
Sapete cosa prevede un contratto (di somministrazione o fornitura) a prestazioni corrispettive ?
Dov'è nel caso di specie la sinallagmaticità ?!

E dove sono i presupposti di una vera class action anche di risarcimento danni contro l'Alto Calore s.p.a. se si sa solo mugugnare ?

Rosanna Carpentieri

P.S.
La decisione riguarda l‘Ente Acquedotti Siciliani in liquidazione, già gestore della rete idrica di Gela che dovrà pagare 853 euro di risarcimento danni in favore di un utente confermando la decisione del Giudice di Pace e del Tribunale, non avendo provato di aver impiegato la necessaria diligenza per rimuovere gli ostacoli frapposti all’esatto adempimento.

martedì 9 febbraio 2016

Il civismo federato ormai è una realtà nazionale dalle interessanti prospettive. Il comitato torna a ripetere: Ricci a San Giorgio si dimetta !

CIVISMO FEDERATO
Il 30 gennaio, presso il Teatro Belli in Roma, si è tenuto il
primo incontro tra i rappresentanti di FEDERCIVICA e quelli di
diverse liste civiche provenienti dall’intero territorio nazionale.
L’incontro si proponeva di mettere “INSIEME” liste civiche,
associazioni, comitati cittadini che, senza distinzione di idee politiche e
senza rinunciare alla propria identità e specificità (anche territoriale),
avessero come obiettivo comune la volontà di riscrivere le regole della
democrazia.
L’intento comune è quello di eliminare la frammentazione
delle liste civiche e costituire un movimento politico nuovo, civico e
proveniente dal basso, svincolato dai partiti tradizionali, attento alle
problematiche vere della collettività, vigile nel rispetto dei principi di
legalità e nella trasparenza dell’azione amministrativa ed infine,
dotato di competenze e valori morali individuali tale da rappresentare
un netto segno di discontinuità con i partiti attuali.
Incassato questo successo, ora l’attenzione di Federcivica si
sposterà al prossimo incontro e ad avviare un piano operativo per
Roma ed altre città che si apprestano ad eleggere i nuovi
amministratori locali.
Il treno di FEDERCIVICA comincia a correre e non farà
molte fermate. 
Il civismo federato è ormai una realtà nazionale!

E di essa dovrà prendere atto il primo cittadino di San Giorgio del Sannio (BN) Claudio Ricci.
Un atteggiamento di totale chiusura, quella che emerge ed è sempre stata ingombrante da parte del primo cittadino, nei confronti – dice Carpentieri – di una realtà che ha manifestato “un’insistente volontà di dialogo con i cittadini”. “Nonostante il nostro impegno civico – continua la coordinatrice – siamo stati maltrattati, finanche con l'abuso di querela e l'uso strumentale dell'attività giudiziaria: con ciò Claudio Ricci ha solo dimostrato di non credere alla partecipazione dei cittadini”.
E ciò è molto grave.  A questo punto il comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia chiede che sindaco e giunta si ravvedano, e diano le dimissioni per manifesta incapacità di dialogo con i cittadini.

Ci tormenta il pensare ondivago, tra il pessimismo e l’ottimismo, che ci ostacola a vedere le cose come sono e ci impedisce di concentrarci sul fare, lasciandoci adagiare sulla schiuma delle nervature psicologiche medianiche. Quel che è certo è che abbiamo bisogno di ritrovare il senso della nostra marcia. Non possiamo giocare in difesa.

Dellai - Politica Responsabile - Tàm tàm democraticoLa politica ha questo compito, non l'unico, di aiutare il paese a trovare la sua strada. Negli ultimi anni la politica a livello locale col primo cittadino e a livello nazionale, è invece apparsa sostanzialmente l’ostacolo in questa ricerca
.



Oggi a San Giorgio abbiamo più tasse di prima,e più elevate; non si è innovato in nulla a fronte di servizi INESISTENTI e/o servizi meno soddisfacenti (solo a titolo esemplificativo, dagli uffici postali alle piccole scuole sino alla totale disattenzione per una politica dei servizi sociali e per la creazione di posti di lavoro per i giovani nell'ottica della comunità e della solidarietà, nonchè della legalità in un contesto basale in cui ogni imprenditore persegue il proprio successo ma non prescindendo dalla legalità, dagli altri consociati e  dal resto del mondo, ma proprio grazie all’agire collettivo, proprio grazie alla comunità.
I disservizi idrici, la mancanza di acqua (sic!) sono la cartina al tornasole di un'amministrazione incapace e collusa con i poteri economicamente forti ed ostica ai cittadini e alla loro partecipazione attiva.
Bisogna assolutamente incrementare la partecipazione, il controllo del potere,il patrimonio di volontariato, di mutuo aiuto, di autogoverno: insomma, di quei valori civili ai quali bisogna pur attingere per ritrovare la via d’uscita dal labirinto dei falsi valori nel quale il paese si è cacciato.
Il civismo federato merita assoluta attenzione affinché queste forze provenienti dal basso si mettano in rete, si facciano conoscere, si rafforzino in modo federato, per offrire così il proprio contributo ad una politica locale e nazionale che torni a essere più vera, meno artificiale, più capace non tanto di “parlare al Paese”, quanto di abitarlo, di capirlo, di viverlo. 
E allora, “Zaino in spalla!”. Sono queste le parole che precedono la partenza di una comitiva in montagna, quando un gruppo di amici sta per cominciare il cammino oppure per riprenderlo, dopo una pausa. Parole dai molti significati. 
Invitano a partire, a non indugiare oltre nell’attesa, perché spesso il cammino non è né breve né agevole. Si intende che ognuno porta la sua parte, il peso che è giusto: non di più, non di meno. 
Nel primo caso non si supera la salita e si resta indietro; nel secondo si fa i furbi e si viaggia “a spalle degli altri”. 
E questo è contrario allo spirito della montagna, che è spirito di condivisione.

Vuol dire stare insieme. In cordata. E davanti va chi conosce il sentiero. 

Il capo cordata, che tale è perché tutti hanno fiducia in lui, della sua capacità di leggere i segni e di portare gli amici fino al rifugio, anche se il tempo peggiora, anche nelle nebbie che talvolta nascondono le cime e confondono il paesaggio conosciuto. Anche i sangiorgesi hanno bisogno  sentirsi dire: “zaino in spalla!” Di riprendere il cammino, in cordata, dietro capi degni di fiducia e di rispetto, caricati di un peso giusto e proporzionato alle capacità. Abbiamo bisogno anche noi sangiorgesi di ripartire con creatività, di non indugiare oltre, di ritrovare le tracce del sentiero. 
Perché le nebbie nascondono le cime e coprono la meta, ma non la cancellano. Basta ritrovare il sentiero...

La coordinatrice del comitato

Rosanna Carpentieri

sabato 28 novembre 2015

I sindaci di San Giorgio e gli attacchi al comitato civico Per la trasparenza e la democrazia "dissenziente" . Libertà di critica e di informazione in pericolo.

Di seguito una fotografia tanto impietosa quanto purtroppo corrispondente alla verità e alla realtà empirica, del clientelismo e del favoritismo amministrativo vigente a San Giorgio del Sannio (BN), della "sorte" delle voci critiche e di chi esercita legittimi diritti civici e di informazione, e della posizione della magistratura beneventana, sempre molto "tollerante" verso i poteri forti, anche quando il loro agire collide col supremo interesse alla LEGALITA'.
Fa specie che la magistratura non tuteli i beni pubblici difesi con strenuo impegno da un comitato civico (quali il verde pubblico, l'imparzialità , la trasparenza e l’efficienza della pubblica amministrazione etc.) ma tuteli i poteri forti che quei beni pubblici spesso aggrediscono, nella sostanziale impunità e nel tentativo di imbavagliare le voci di critica e di pubblica informazione.
Aperitivo a casa del sindaco Ricci. A dx l'onorevole beneventano Del Basso De Caro.
L'albero vivo e il palo morto (foto CONALPA)
E' questo il punto dolente della situazione.
La smaccata pregiudizialità e lo schieramento preventivo della magistratura beneventana a tutela dei poteri forti e delle scelte aberranti della pubblica amministrazione, quella sangiorgese in particolare, a detrimento delle voci critiche che si sollevano dalla comunità , e dal comitato civico “Cittadini Per la Trasparenza e la Democrazia”, censurate dalla nuova gestapo dei poteri forti.
La magistratura beneventana si è fatta incredibilmente "sfuggire" una intercettazione tra il primo cittadinosangiorgese e l'imprenditore Barletta attraverso la quale il sindaco istigava a delinquere il cittadino prediletto e favorito, incitandolo a non osservare una sua ordinanza, emessa nei riguardi di tutti gli esercenti il commercio a San Giorgio del Sannio dalla triste fama di "feudo clientelare", ma ritenuta dal sindaco stesso eludibile da parte del cittadino di serie a, nelle attenzioni ultra legem del sindaco che gli suggeriva finanche i modi per assicurarsi l'impunità nella violazione dell'ordinanza sindacale.
Muta, sorda e cieca la magistratura di fronte a questa grave intercettazione, foto plastica del rapporto dicommistione affaristica tra pubblico e privato, di prostituzione della funzionepubblica -in tutte le sue molteplici ma convergenti sfaccettature- ad esulanti ed estranei interessi privatistici e favoritistici:quegli stessi che consentivano -indisturbata ma con effetti perversi sulla legalità- la discutibile "amicizia" e le "moine affettuose" tra il pubblico ufficiale responsabile della Caserma Carabinieri ed il privato, facoltoso ovviamente, che portavano alla sistematica omissione di interventi sul sito e di atti di ufficio…
La magistratura beneventana non ha punito il sindaco che dell'imparzialità e della trasparenza della pubblica amministrazione ha fatto carta straccia nelle sue mani.
E che ha anzi aggiunto:"Non mi pento di nulla.LO RIFAREI!".
La magistratura beneventana ha invece smaccatamente premiato quello stesso sindaco cui è bastato querularsi per diffamazione a causa della oggettiva vicenda che aveva ben altre vittime sacrificali. Gli è bastato invocare l'intervento della magistratura in quanto soggettivamente, in questo caso (non in quello dell'intercettazione in cui era protagonista e testimone degli opinabili rapporti che intratteneva col dominus della grande distribuzione!) si sentiva offeso per diffamazione in una vicenda che ha dell'incredibile sul piano legale , in cui si osava far pagare ai comuni cittadini in termini di stress psico emotivo esistenziale e di corrispettivo (soldi!) per nuovi loculi dallo status giuridico incerto (liberi, assegnabili, già assegnati?), le conseguenze del caos vessatorio nei pubblici servizi, nella tenuta ordinata degli atti pubblici e dei rogiti notarili e nella gestione mercantilistica dei servizi cimiteriali,pretendendo di fatto dall'estinto l'esibizione dei contratti di concessione dei loculi cimiteriali !
A nulla è valsa la denuncia alla magistratura e alla guardia di finanza dell'incredibile vicenda: il sindaco è stato osannato per aver fatto egli stesso ricorso alla magistratura, querulo di una presunta diffamazione nei suoi riguardi, reato tutto da dimostrare non essendo stato neppure personalmente citato nel racconto della vicenda che riguardava la pubblica amministrazione sangiorgese ed esponenti della cittadinanza .
Ma di quale imparzialità e trasparenza parliamo? 
La magistratura d'altronde neppure ha rinviato a giudizio e condannato un sindaco (lo stesso di cui sopra) che ha dimenticato la sua funzione di tutore della salute pubblica verso i cittadini coinvolti dall'incendio dell'abusivo capannone Barletta, in quanto "costoro" gli avrebbero dato delle "noie giudiziarie". Si disattendono i propri doveri pubblici e si lasciano morire oppure ammalare dei concittadini perchè costoro avrebbero dato noie giudiziarie? E quali noie, di grazia ? Quelle orientate a far cessare il favoritismo verso il privato facoltoso e opulento pagato dagli altri cittadini in termini di illegalità, angherie ed abuso dei propri diritti finanche di proprietà esclusiva ?
E di quale tutela del verde pubblico possiamo parlare se non è consentito criticare lo scempio delle alberate dei tigli secolari con capitozzature selvagge e l'inosservanza degli obblighi di pubblicità e trasparenza sul sito istituzionale dell'Ente, nell'adottare scelte che comportano impegni di spesa pubblica che dovrebbero essere resi noti -preventivamente e secondo legge- alla cittadinanza tutta?
Difatti, altro sindaco sangiorgese (vice del precedente ed a questi subentrato) ha anche lui fatto, in pessimo stile, un uso strumentale ma vincente della querela per diffamazione per inibire le legittime critiche che provenivano da pecore nere della sua comunità, attente osservatrici, non disposte a plaudire ed elogiare ogni sua scelta, anche la più aberrante ed insensata come la capitozzatura delle alberate di tigli ed affiancate da organismi che rappresentano l’eccellenza nella tutela del verde pubblico e nella scienza agronomica, quali il Conalpa, il Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio !
Querulatosi per la presunta offesa alla sua reputazione (sic!) ha trovato ascolto da parte della magistratura beneventana che
senza mai svolgere nessuna effettiva indagine in primis sulle capitozzature laddove erano praticabili altri metodi di potatura come la corretta agronomia e cura del verde prescrivono, neppure ha fatto alcuna indagine sulla fondatezza della diffamazione e sulla sua idoneità intrinseca a sostenere l'accusa in dibattimento, ma ha preferito anzichè "verificare", darne per scontata la fondatezza allo scopo palese di reprimere voci dissenzienti verso opinabili modus procedendi della pubblica amministrazione.
Ergo, anche in questo caso, un fine ed uno scopo "altro" rispetto all'esercizio della funzione giudiziaria che è la legalità, non il conformismo e la dittatura sociale!
Purtroppo la querela dei sindaci per diffamazione è l'arma tipica e spuntata di chi non ha -oltre al potere e all'arroganza- altri argomenti con cui difendere il proprio agire amministrativo !
La dittatura impera e viene garantita dall'esercizio spesso parziale del potere giudiziario, tendenzialmente forte con i deboli e debole con la forza ed il potere.
Ancora una volta è stato rinviato a giudizio un comitato civico nella persona della sua coordinatrice, che ne è la portavoce e che, con fiducia nella magistratura e nella massima trasparenza aveva inviato, com'è stile ormai del comitato civico, copia dell'esposto a mezzo stampa, oltre che al Comune al Corpo Forestale e alla Procura.
Per diffamazione? Per diffamazione ! Ancora una volta.
Forse perchè Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia ha tacciato di ignoranza l'utc, l'elettricista e l'impresa prescelta per le capitozzature?
Ed il sindaco cosa c'entra? Per cosa si sente offeso nella reputazione personale?
Sanno lor signori cosa significa "potare" e l'abissale differenza che esiste tra la potatura e la "capitozzatura"???
Immolarne uno per "educarne" cento o mille o diecimila pavidi ipocriti gregari di Coppolonia :questa è la mentalità nazifascista a San Giorgio del Sannio mai finita, ma ancora viva e vegeta, e pane quotidiano del potere , del clientelismo, della corruzione, oltre che -a latere- della magistratura che meglio farebbe se si occupasse del malaffare a San Giorgio del Sannio, come per esempio le false certificazioni dell'ufficio tecnico, l’abusivismo edilizio, lo stupro del territorio residenziale e verde, quello agricolo,
l'inadempienza del Comune nella realizzazione della strada a servizio dei lotti pip in contrada Cesine, dove nel 2009 ci fu uno spaventoso e vergognoso incendio che coinvolse una famiglia dirimpettaia alla distanza di appena tre metri da un abusivo capannone in fiamme e non furono assicurate a quella famiglia che ora versa in gravi condizioni di salute le precauzioni minime necessarie come l'allontanamento temporaneo dal sito contaminato !
Perchè? Perchè quella famiglia avrebbe dato noie, noie giudiziarie, al sindaco p.t. Nardone Giorgio. Che mafia!
Tir in luoghi storici residenziali privi dello spazio di manovra
Capannoni abusivi in fiamme e abitazioni
Pensilina ​? (Sic! Un capannone accatastato e censito come "pensilina".)

La denuncia del comitato civico è stata "archiviata" con opinabili e poco convincenti motivazioni, disattendendo il principio cardine del nostro ordinamento giudiziario, quale "l'obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale").

Sono forse miseramente finiti i tempi in cui la magistratura beneventana attraverso i suoi più autorevoli esponenti, rappresentava una garanzia per il cittadino leso dalle angherie del potere più arrogante e autoreferenziale e sosteneva :
«L'idea del potere politico come servizio ai cittadini è ancora troppo spesso mera utopia.»
(Sergio Pezza - Gip presso il Tribunale di Benevento) ?​


martedì 24 novembre 2015

Era ora ! La Commissione Tributaria di Massa-Carrara dichiara incostituzionale l’IMU.

Prima o poi doveva ovviamente accadere. L’eccezione d’illegittimità costituzionale dell’IMU è stata finalmente accolta, l’onore di fare questo primo importante passo, a cui spero seguiranno presto ulteriori Magistrati (in primo luogo anche da parte del Tribunale di Genova dove, assieme al Comune di Pontinvrea ed al suo coraggioso Sindaco, Matteo Camiciottoli, abbiamo sollevato analoga eccezione), è stata della Commissione Tributaria Provinciale di Massa-Carrara con ordinanza n. 25 del 25 marzo 2015. Sarà per questo che Renzi ha aperto all’abolizione dell’imposta? A pensar male…
La stampa ha ignorato completamente la notizia. Ma da ora in poi proveremo a diffonderla almeno noi in rete. Il provvedimento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e dunque nessun timore, è tutto vero. Precisamente è pubblicato nella G.U. n. 43 del 28 ottobre 2015 (clicca qui per leggere l’ordinanza).
La Commissione ha rilevato il contrasto della norma con gli artt. 42 e 53 Cost. asserendo in particolare che: “L’imposta di cui si tratta appare, invero, in contrasto con il principio della capacità contributiva, essendo dovuta indipendentemente dalla percezione di un reddito da parte del proprietario del bene”. Le considerazioni della Commissione non potevano essere più semplici ed esaustive. La capacità contributiva si misura dal reddito e non certo da come si spende lo stesso. Ovvio, ma evidentemente impossibile da capire da governi proni agli ordini della finanza internazionale.
A questo punto, se la Corte Costituzionale farà diritto anziché politica (dopo il “porcellum” e le relative acrobazie per legittimare un Parlamento illegittimo le preoccupazioni ovviamente ci sono), le imposte indirette, regressive e lesive della capacità contributiva, potrebbero finalmente capitolare. In ogni caso, a prescindere da ciò che deciderà la Corte, l’illegittimità costituzionale di simili tributi è manifesta e negarlo è semplicemente ipocrita. Volete le imposte indirette? Cambiate la Costituzione.
Fondamentale che ora i cittadini seguano le orme di questo coraggioso ricorrente e si uniscano nella battaglia per la legalità costituzionale. Peraltro chi paga le imposte sulla casa non avrà diritto a nessun rimborso a prescindere dalle decisioni della Corte.Il mio invito è dunque quello di non pagare questi illegittimi balzelli e ricorrere contro gli accertamenti sollevando l’eccezione d’incostituzionalità che potrà anche essere ulteriormente sviluppata (magari ancorandola meglio ad un caso concreto) per aumentare le possibilità di accoglimento.
* * * *
Vi ripropongono un mio articolo dove ho già affrontato il tema sotto il profilo giuridico al fine di consentirvi anche un approfondimento ulteriore, anche analizzando i verbali dell’Assemblea Costituente.
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Simo arrivati alla scadenza per il pagamento delle imposte sulla casa. Io, come tanti miei Clienti, non pagherò. Vi chiederete il perché. E la risposta è davvero molto semplice: in materia tributaria si è violato ogni limite di decenza letteralmente stuprando ogni norma costituzionale ed imponendo al Paese una gravosa tassazione su beni necessari ed indispensabili.
Dobbiamo parlare di Costituzione quindi. L‘art. 53, inserito nel titolo IV della parte I della Costituzione rubricata “rapporti politici” è la norma chiave in materia e deve essere letta in stretto combinato con l’art. 47, inserito nel titolo III della parte I della Costituzione sotto la rubrica “rapporti economici”.
L’art. 53 Cost. enuncia il principio della capacità contributiva, ovvero il principio secondo il quale ogni cittadino deve concorrere alla spesa pubblica secondo le proprie possibilità economiche, nonché il principio della progressività fiscale a cui l’intero sistema tributario deve uniformarsi. L’inserimento della norma che disciplina i tributi nei “rapporti politici” e non in quelli “economici” non è affatto un caso. I Costituenti erano infatti perfettamente consapevoli che la tassazione non serve per motivi di cassa, ma serve a fare politica economica e monetariaNon sono le tasse a dover pagare interamente i servizi pubblici ed infatti la norma inequivocabilmente parla di mero “concorso” alla spesa pubblica. Tale principio si sposa con la tutela del risparmio di cui all’art. 47 Cost. ed il conseguente obbligo costituzionale, primigenio rispetto a quello illegittimo del pareggio in bilancio, di attuare politiche di deficit di bilancio per poterlo matematicamente realizzare. (clicca qui per un pezzo sul tema del ruolo del risparmio e della moneta nel disegno costituzionale)
Il termine concorso alla spesa pubblica sta a significare proprio questo, i cittadini non pagheranno tutta la spesa pubblica del paese ma una parte di essa rimarrà nell’economia e nelle loro tasche sotto forma di risparmio perché il livello di tassazione complessivo deve essere inferiore a quello della spesa pubblica. D’altronde è facile comprendere che la spesa pubblica è unicamente il modo con cui lo Stato pompa moneta nel sistema economico e le tasse sono quello con cui parte di tale moneta viene recuperata per redistribuirla nuovamente in un ciclo continuo. Tecnicamente le tasse fanno, proprio per tale fondamentale funzione redistributiva tra le varie classi sociali, politica e non cassa per il Paese. Fu dunque ovvio non inserire la norma che le disciplina nella parte economica della carta fondamentale del nostro Stato. 
I Costituenti avevano poi chiaro anche che l’unico indice di capacità contributiva era ed è il reddito e che le imposte indirette attuavano ed attuano una progressione alla rovescio incidendo maggiormente sui poveri rispetto ai ricchi. Ergo in seno alla Costituente si riconosceva la possibilità astratta di imposte indirette unicamente sui beni non necessari e di lusso. Ovviamente non si pensava di tassare la prima casa che anzi rappresenta un diritto inalienabile dell’uomo che lo stesso art. 47 Cost. riconosce laddove afferma che la Repubblica “favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione”. Oggi tale favore particolare viene attuato con un’orgia di imposte che colpiscono tale bene primario.
Più in generale nel nostro Paese, in nome di una falsa emergenza economica causata unicamente dalla cessione di sovranità economica e monetaria, si tassano maggiormente i consumi rispetto ai redditi con aberrazioni che appaiono evidenti agli occhi di tutti. La finalità redistributiva delle tasse è così perduta. Gli unici a non accorgersene sono coloro che governano evidentemente troppo presi ad adempiere gli ordini che la finanza impartisce, così perseguendo il completo tradimento dei nostri interessi nazionali.
Leggiamo alcuni passaggi dell’assemblea costituente in modo che il lettore si possa rendere conto degli incredibili passi indietro fatti nella nostra cultura giuridica. Il 23 maggio 1947 si proseguiva nell’esame degli emendamenti relativi al titolo IV del progetto di Costituzione e si dibatteva proprio l’annoso tema della proporzionalità in materia fiscale. Durante tale seduta l’On. Salvatore Scoca, noto giurista e vero promotore della proporzionalità fiscale, poneva all’attenzione dei Colleghi il seguente concetto che ivi si trascrive: “Se pensiamo, infatti, che la massima parte del gettito della imposta diretta è dato ancora oggi dalle tre imposte classiche sui terreni, sui fabbricati e sulla ricchezza mobile, che sono a base oggettiva o reale e ad aliquota costante, mentre comparativamente assai scarso è il gettito della complementare sul reddito globale, che è a base personale ed aliquota progressiva, abbiamo la riprova più convincente che lo stesso sistema delle imposte dirette si impernia sulla proporzionalità (omissis…). Se poi consideriamo che più dei tributi diretti rendono i tributi indiretti e questi attuano una progressione a rovescio, in quanto, essendo stabiliti prevalentemente sui consumi, gravano maggiormente sulle classi meno abbienti, si vede come in effetti la distribuzione del carico tributario avvenga non già in senso progressivo e neppure in misura proporzionale, ma in senso regressivoIl che costituisce una grave ingiustizia sociale, che va eliminata, con una meditata e seria riforma tributaria (omissis…). La regola della progressività deve essere effettivamente operante; e perciò nella primitiva formulazione dell’articolo aggiuntivo da me proposto avevo detto che il concorso di tutti alle spese pubbliche deve avvenire in modo che l’onere tributario complessivo gravante su ciascuno risulti informato al criterio della progressività”
Il livello del ragionamento giuridico del 1947 era dunque anni luce superiore a quello attuale. Si aveva ben chiara la manifesta ingiustizia sociale di imposte sui consumi, imposte regressive scorrelate dal principio di capacità contributivaImposte che finiscono inevitabilmente per gravare sulle classi più deboli della società.
L’On. Scoca proseguiva illustrando un concetto ancora oggi di estrema attualità: “Da un punto di vista scientifico (se di scientifico c’è qualcosa nella materia finanziaria, o nella scienza delle finanze) si può dimostrare, come è stato dimostrato, che, pur partendo da uno stesso principio, è possibile giungere sia alla regola della proporzionalità che a quella di progressività (omissis…). Resta tuttavia fermo che il sistema tributario nel complesso deve essere informato al principio di progressività (omissis…) Lasciandosi guidare da un sano realismo, non si può negare che una Costituzione la quale, come la nostra, si informa a principi di democrazia e solidarietà sociale, debba dare preferenza al principio della progressività (omissis…). Ho sempre pensato che chi ha dieci mila lire di reddito e ne paga mille allo Stato, con aliquota del 10 per cento, si troverà con 9 mila lire da impiegare per i suoi bisogni privati; mentre chi ne ha centomila, dopo aver pagato l’imposta del 10 per cento in base allastessa aliquota, si troverà con una disponibilità di 90 mila lire. E’ ovvio che per pagare l’imposta il primo contribuente supporta un sacrificio di gran lunga maggiore del secondo, e che sarebbe equo alleggerire l’aggravio del primo e rendere un po’ meno leggero quello del secondo”.
Ecco dunque cosa si intende quando si dice che le imposte indirette attuano una progressione rovesciata. L’iva sugli alimenti, ad esempio, pesa certamente di più, in termini di percentuale di spesa sul reddito complessivo, su un povero rispetto ad un ricco. Le imposte sulla casa agiscono allo stesso modo, pesano più sui redditi bassi che su quegli alti. Spostare le imposte dai redditi ai consumi non comporta equità fiscale ma comporta la distruzione della classe medio-bassa della popolazione.
Non vi è dubbio alcuno che le imposte indirette attuino una progressione alla rovescio ecco perché, sempre in sede di Assemblea Costituente, l’On. Meuccio Ruini ben specificò i paletti per il Legislatore in materia tributaria ovvero specificò in quali casi fosse possibile dare corso ad un’imposizione fiscale non retta dal principio di progressività: “non tutti i tributi diretti possono essere applicati con criterio di progressività. D’altra parte, se ai singoli tributi indiretti non si addice il metodo della progressività, si può e si deve tener presente complessivamente tale criterio, gravando la mano sui consumi non necessari e di lusso”.
Oggi tuttavia paghiamo imposte indirette su beni necessari, indispensabili e non di lusso e paghiamo addirittura imposte sull’abitazione principale ed imposte sugli stessi risparmi. Ecco perché il 16 giugno non mi preoccuperò minimamente di pagare le imposte sulla prima casa e spero che tanti italiani seguono lo stesso percorso. La libertà ed i diritti non sono negoziabili.
La capacità contributiva si misura con il reddito e non con il modo con cui tale reddito è speso, altrimenti si commetterebbe anche l’ulteriore idiozia macroeconomica di penalizzare deliberatamente chi consuma rispetto a chi risparmia con conseguenti danni all’intero sistema economico-sociale. Fino ad oggi la Corte Costituzionale ha mancato di coraggio e non ha mai affermato con chiarezza tale principio anche perché l’art. 53 Cost. non è stato esaminato in combinazione con l’art. 47 Cost. Nessuno ha mai sollevato una questione completa che tenga presente anche il ruolo del risparmio e della moneta nel nostro ordinamento. Mai è poi stata specificata la vera natura delle tasse, natura che pure emerge evidente anche dalla piana presa d’atto dell’ubicazione dell’art. 53 all’interno della Costituzione.
Io non pagherò e voi? 
* * *

Io non ho pagato (per incapacità contributiva) e forse non pagherò mai se la Corte farà diritto, e voi?
R.Carpentieri

martedì 3 novembre 2015

Trasparenza sul sito istituzionale del Comune di San Giorgio del Sannio. L’ANAC intervenga direttamente !

Da InfoSannio del 1 febbraio 2015
Sul sito istituzionale del Comune di San Giorgio del Sannio è possibile acquisire che:
  • Il responsabile per la Trasparenza è l’Istr.amm. Dario DEL SORDO.
  • Titolare del potere sostitutivo ex l. 241/90 e D.lgs.n.33/2013 nonchè Responsabile della prevenzione e corruzione ex l. n.190/2012 è il SEGRETARIO GENERALE.
Ma, se non vogliamo vanificare le finalità della legge, non occorre evitare giurisdizioni “domestiche” e condizionamenti dovuti ad amicizie , conoscenze o ruoli locali ?
Intanto, sulla “lodevole” opera pubblica: danneggiamento delle alberate di tigli di varie strade non c’è traccia di atti e documenti, neppure quelli relativi all‘appalto conferito ai taglialegna, sul sito dell’ente !
Anzi, l’amministrazione ha eluso persino l’osservanza di una formale istanza di accesso agli atti ai sensi della legge n.241/90 e di una contestuale istanza di accesso civico ai sensi dell’art.5 del D.Lgs.n.33/2013.
Che fare ?
Il Comune di San Giorgio del Sannio nel mese di marzo del 2014 ha omesso di pubblicare sul sito istituzionale qualunque atto o documento relativo alla decisione di procedere a “capitozzatura” delle alberate di tigli storici lungo i margini di varie strade del paese: viale Spinelli, via Roma, via dei Sanniti;
vi ha proceduto, nel mancato rispetto degli obblighi di pubblicità e trasparenza, conferendo appalto ad una ditta prescelta non si sa in base a quale gara e a quali criteri, oltre che requisiti professionali specifici dato l’incarico.
La decisione dell’Amministrazione è stata contestata dalla scrivente e da vari comitati civici , a mezzo comunicati stampa, per gli effetti perversi di danneggiamento del patrimonio arboreo, non supportato da ragionevoli motivazioni ed unico “polmone verde” del paese nonchè per la sorte della bio massa -rimasta avvolta da una coltre di punti interrogativi e da dati fattuali in contrasto con la poi asserita “rottamazione in discarica” della legna risultante dalle efferate capitozzature dei tigli- in virtu’ delle quali tutta la chioma naturale dei tigli veniva troncata, riducendo gli stessi a vergognosi appendiabiti, non più definibili “alberi” nel pieno possesso delle facoltà di purificazione dell’inquinamento atmosferico.
In data 20 dicembre 2014, a mezzo pec acquisita al Protocollo Comunale il 22 dicembre 2014 col n. 21246, la scrivente inoltrava al Comune “Istanza di accesso agli atti” ai sensi della legge n.241/90 e del D.Lgs.n.33/2013 al fine di visionare ed estrarre copia:
dell’ordinanza sindacale o atto equipollente con cui veniva disposta la cd.capitozzatura degli alberi;
le motivazioni alla base di tale determinazione;
la Ditta cui era stato conferito l’appalto per i lavori di capitozzatura con  relativo capitolato o convenzione e gara di appalto;
i soggetti cui è stata attribuita la legna di risulta;
i criteri con cui sono stati individuati i soggetti beneficiari della legna di risulta;
il parere di conformità, preventivo e successivo all’intervento, rilasciato dall’Ufficio Tecnico Comunale.
Il Comune malgrado sollecito all’adempimento del Responsabile per la Trasparenza Istr.Dir. Dario DEL SORDO inviato all’Ufficio Tecnico Comunale, al Segretario Generale (nominato dalla Giunta Titolare dei poteri Sostitutivi e Responsabile della Prevenzione e Corruzione ex lege n.190/2012) e per conoscenza alla istante qui scrivente in data 5 gennaio 2015 Prot. n. 57,
NON OTTEMPERAVA, nè pubblicando sul sito istituzionale gli atti e i documenti richiesti, nè comunicando all’istante Rosanna Carpentieri tempi e modi per l’esercizio del diritto di accesso ai sensi della residuale legge n.241/90.
Residuale quest’ultima in rapporto al generale obbligo sancito dal D.Lgs. n.33/2013, ma NON IRRILEVANTE in rapporto ai diritti e agli interessi meritevoli di tutela di cui è titolare Rosanna CARPENTIERI, in quanto imputata in un procedimento per diffamazione a seguito di querela del Sindaco Claudio RICCI il quale -evidentemente- non ha gradito le lettere sulla vicenda dello scempio ambientale e del danneggiamento dei tigli mediante capitozzatura.
Ma non è tutto.
Il Comune di San Giorgio non ha ancora ottemperato al disposto di cui alla legge n. 190/2012, ovviamente richiamato sia pure non esplicitamente nella istanza di accesso civico da me prodotta, con riferimento all’appalto e al compenso conferiti alla impresa taglialegna !
Il 31 gennaio è scaduto il termine per la pubblicazione dei dati.
E l’ANAC entro il 30 aprile trasmetterà alla Corte dei Conti l’elenco delle amministrazioni che hanno omesso di trasmettere e pubblicare in tutto o in parte le informazioni di cui all’art. 1 comma 32 della legge 190/2012.
Le pubbliche amministrazioni devono pubblicare entro il 31 gennaio in tabelle riassuntive e liberamente scaricabili, anche a fini informatici e statistici, tutti i dati richiesti relativi ai procedimenti di scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi.
Ai sensi dell’art. 1 comma 16 lett. b della legge 190/2012 l’obbligo di informazione comprende TUTTE le tipologie di affidamento previste dal Codice dei Contratti pubblici – senza nessuna esclusione – anche in economia o in modalità diretta e a prescindere dall’acquisizione del codice CIG o di quello smartCIG per le relative procedure, ivi comprese le  SPESE ECONOMALI di minima entità. Per queste ultime in tutte le fattispecie in cui non sia prevista l’acquisizione di un CIG o SmartCIG il campo CIG deve essere valorizzato con il valore 10 zeri (0000000000)
La norma non prevede soglie minime. Per ogni procedimento occorre pubblicare:
a) la struttura proponente,
b) l’oggetto del bando, 
c) procedura di scelta del contraente (se alla data della comunicazione non sono ancora disponibili informazioni sui partecipanti e sull’aggiudicatario dovrà essere indicato il set minimo CIG, struttura proponente, oggetto del bando e procedura di scelta del contrente
c) l’elenco degli operatori invitati a presentare offerte, (nelle procedure negoziate i soggetti ai quali sia stata limitata in partenza la partecipazione; nelle procedure aperte gli operatori che hanno presentato offerta)
d) l’aggiudicatario, 
e) l’importo di aggiudicazione, 
  1. f) i tempi di completamento dell’opera, servizio o fornitura,( se manca il documento analogo al verbale di consegna dei lavori è necessario fare riferimento alla data di attivazione del contratto, o lettera di invito riscontrata dall’operatore o presentazione dell’offerta; se manca il certificato formale di ultimazione è possibile desumere la conclusione dell’appalto con riferimento alla fattura a saldo presentata dall’operatore economico o all’attestazione di regolare espletamento della prestazione. )
    g) l’importo delle somme liquidate. (Deve essere indicato come chiarito dall’ANAc l’importo complessivamente liquidato al lordo delle ritenute operate per legge e al netto dell’IVA; se all’atto della comunicazione annuale l’appalto è in corso di espletamento l’importo sarà commisurato alle somme liquidate sino a quel momento; ).
Attenzione: pur sussistendo una parziale sovrapposizione nella esposizione dei dati con l’adempimento di cui all’art. 23 del dlgs 33/2013, questo con scadenza 31 gennaio, previsto dall’art. 1 comma 32 della legge 190/2012, differisce per contenuto informativo e tempistiche di pubblicazione.
Per tutto quanto esposto, CHIEDIAMO che l’Anac e il Presidente dott. Cantone sanzionino DIRETTAMENTE e senza avvalersi di “intermediari locali” e di una sorta di “giurisdizione domestica”, il Comune di San Giorgio del Sannio (amministrazione iudicanda)!
Per accertare difatti una violazione di per sé lampante, visto l’obbligo di pubblicare la documentazione richiesta dalla scrivente,  nella sezione ‘Amministrazione trasparente’ del sito internet dell’ente, non occorre costruire un procedimento che, ad essere eufemistici, può essere definito farraginoso.
Se così fosse, non sono certo queste le  metodologie e le “pratiche efficaci” per prevenire la corruzione e rafforzare l’integrità e la correttezza dell’azione pubblica a San Giorgio del Sannio!
CHIEDIAMO ALTRESI’ alla magistratura ordinaria del Tribunale di Benevento: abbiamo constatato e toccato con mano il DANNEGGIAMENTO (su piante vive e sanissime), lo SCEMPIO AMBIENTALE E LO SPERPERO DI DANARO PUBBLICO…
COSA ALTRO OCCORRE AFFINCHE’ ​ LA MAGISTRATURA DI BENEVENTO AGISCA PENALMENTE​ (E SAREBBE ORA!) CONTRO IL SINDACO E L’AMMINISTRAZIONE DI SAN GIORGIO DEL SANNIO ?
Possibile che ritenga sempre sostenibili le azioni penali in giudizio quando è il sindaco a querelarsi e soprattutto, quando scomoda il reato fascista della diffamazione a mezzo stampa anche quando il mezzo della stampa non è stato usato ma ci si è limitati a interlocuzioni e lettere critiche verso la p.a. ?​
Rosanna Carpentieri
In proprio e per il Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia
N.B.
La questione del danneggiamento dei tigli a San Giorgio del Sannio si sta facendo più pesante e insostenibile e va ad intersecare altre problematiche non di poco conto, afferenti l’amministrazione Ricci in carica.
Per quanto concerne gli obblighi di trasparenza e di anticorruzione, purtroppo un’altra eclatante violazione di legge già si è concretata poichè le informazioni anti corruzione e quelle che riguardano gli appalti in base all’art. 23 della Legge 190/2012 già dovrebbero essere state pubblicate sul sito dell’Ente nella sezione “amministrazione trasparente” ed in formato leggibile per tutti i cittadini ! 

Ma, di esse non vi è la minima traccia, come potete verificare consultando il sempre più inutile sito web del Comune (male inteso e stra abusato come “vetrina” dell’amministrazione per iniziative propagandistiche che non interessano minimamente la cittadinanza!) .
Solo dopo nostro formale esposto all'ANAC e al giudice Cantone il Comune ha provveduto in modo minimale ed inadeguato a pubblicare sul sito sommarie informazioni rilasciate dall'U.T.C. riguardo la capitozzatura dei tigli: per chi non le reperisse, sono nella sezione Ambiente al seguente link:http://www.comune.sangiorgiodelsannio.bn.it/wp-content/uploads/2014/06/Capitozzatura-Tigli.pdf
Sono tardive e inadeguate rispetto al dettato legislativo e rispetto alla istanza di accesso civico della coordinatrice del comitato civico, ma il tutto è accaduto col beneplacito della "sedicente opposizione consiliare" sempre più inadempiente nello svolgimento del  ruolo istituzionale per cui ha ricevuto mandato elettorale dai cittadini.

Qui , a livello nazionale, il dossier del CONALPA-Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio, sull'orrenda "capitozzatura" dei tigli sangiorgesi.

Vedremo se il suscettibile sindaco Ricci ostico alle critiche si querelerà per diffamazione anche contro il CONALPA !

San Giorgio del Sannio (BN): Rosanna Carpentieri interviene sugli orari di apertura del cimitero

Astrusi e folli gli orari di chiusura dei cimiteri nella stagione dell'anno dedicata ai sepolcri e al mistero della vita. 
In atto una raccolta firme per la modifica degli orari a fronte della folle strafottenza dell'amministrazione comunale.

Da Info Sannio del 02 novembre 2015

Vogliamo orari nuovi di apertura ininterrotta dei cimiteri nel periodo di celebrazione nei sepolcreti in attesa della resurrezione

Firenze: ricorrenza tutti i SantiViste le enormi incongruenze riscontrate anche quest’anno, negli orari di apertura dei cimiteri nei giorni della festività dell’1 e il 2 novembre, incongruenze scandalose e per cui sarebbe minimale definire ignorante e folle l’amministrazione comunale che le dispone, il comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia propone una raccolta firme per consentire l’apertura ininterrotta dei cimiteri dall’1 all’8 novembre, eliminando la pausa diurna e consentendo l’apertura dalle 8 di mattino alle 20 di sera.
Sono purtroppo inammissibili gli orari di apertura e chiusura decisi dal comune in dispregio della cittadinanza e peccano di vistosa imbecillità se si considera che dopo la chiusura dei cimiteri (H 16) avviene la celebrazione della messa (H 16,30).
Ha senso tutto questo?
Poi, il sindaco si offende e reagisce con pretestuose, stra abusate e risentite querele per diffamazione (sic!), se l’operato dell’amministrazione comunale viene giustamente criticata e tacciata di ignoranza, superficialità e, certo, anche ovvia malafede: per la strafottenza con cui si ignorano le esigenze della cittadinanza e non si risolvono, non si fanno cessare situazioni di illogicità manifesta che a dire poco rasentano la” follia al governo della città” e mettono in difficoltà serie custodi cimiteriali e comunità?
Chissenefrega, abbiamo il diritto di parola, di critica e di proposta e lo esercitiamo, consapevoli di non essere in una dittatura, ma dei cittadini liberi e pensanti.
Ricordiamo al sindaco Ricci, se lo avesse dimenticato, che la giornata di Ognissanti e del 2 novembre sono tradizionalmente dedicate all’immarcescibile ricordo dei cari scomparsi. E’ tradizione recarsi in visita al luogo di sepoltura, portando loro fiori, luci, preghiere e cibarie da condividere nella comunione spirituale con chi versa in quello stato che solo convenzionalmente e per ignoranza definiamo non vita ma che fa parte del mistero e dell’ignoto della vita.Non solo.
Nel 998 Odilo abate di Cluny aggiungeva al calendario cristiano il 2 novembre come data per commemorare i defunti.
Pertanto, il 2 novembre è giusto che anche le celebrazioni ecclesiastiche avvengano, anzichè nelle asfissianti e claustrofobiche quattro mura degli edifici ecclesiastici, sotto il cielo, il baluginante sole autunnale, lo sfarfallio cangiante di foglie stanche ma vive di colori e sotto il cielo stellato, all’aperto di quei luoghi che dovrebbero essere giardini che nutrirebbero con la loro vita segreta l’anima e la memoria… in compagnia dei propri cari non più visibili ma comunque in mezzo a noi come angeli guardiani delle nostre virtù e della nostra prassi quotidiana.
Fa veramente specie che i parroci non facciano sentire la propria voce di ragionevolezza all’amministrazione comunale e non sottolineino l’incongruenza degli orari di chiusura dei campi Elisi, di fatto incompatibili con le messe da celebrare in quei luoghi sacri, divenuti sede di attività di profitto, campi calcistici e vele pubblicitarie, e soprattutto, non si immedesimino nella difficile posizione dei custodi cimiteriali che, ovviamente, salvo diverso ordine di servizio del Comune, sono tenuti ad osservare gli astrusi orari decisi dal’amministrazione.
Ha senso che proprio durante la celebrazione della messa suoni cupo ed alieno manco fosse un allarme antincendio o per la pubblica incolumità… l’allarme di chiusura del cimitero e i vivi siano costretti ad uscire e lasciare i propri cari, mentre condividono in assemblea l’eucaristia ?
Eppure, gli unici che sembrano non sentire quell’allarme non sono i vivi che restano basiti e  neanche i morti, ma proprio i parroci !
Per concludere, su la testa ! Perchè il cielo, in terra e dentro di noi, ci appartiene.

Rosanna Carpentieri
portavoce del Comitato “Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia”
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