martedì 7 ottobre 2014

Dalla Svizzera una lettera aperta al ballerino saltimbanco Mario Pepe, defenestrato dal piddì : "Tu a chi appartieni?"


































"Pepe Rebus", immagine tratta dall'album su facebook: Le vergogne e le illegalità di San Giorgio del Sannio (BN)

Da dem24 del 02 ottobre 2014

Gennaro De Duonni ha lasciato San Giorgio Del Sannio 54 anni fa. Si unì a quelli che pensarono di trovare in Svizzera la terra promessa’, che peraltro, De Duonni trovò pure.
 A 75 anni si definisce un “diversamente giovane”; ha due figlie, di cui un italiano emigrato può andar fiero, perché una fa il medico, mentre l’altra è proprietaria di un albergo a Lugano.
Ma Gennaro non è stato soltanto un instancabile lavoratore italiano, tutto fabbrica, famiglia e risparmi, ma è riuscito a coltivare, nella neutrale Svizzera, la sua passione politica: è stato un dirigente importante del Pci, componente addirittura del Comitato centrale. Dava del tu a Pajetta (“Con lui ho avuto confronti aspri”) e conosceva anche Berlinguer. 
A San Giorgio Del Sannio, era l’avversario riconosciuto di un giovanissimo dirigente della Dci, Mario Pepe.  
Gennaro ha sempre seguito le cronache politiche del suo paese, con un’attenzione particolare alle evoluzioni e alle parabole di Pepe.
Ed è rimasto colpito dall’epilogo della carriera politica del suo illustre concittadino. Così dopo aver letto gli articoli di dem24.it sull’ex deputato del Pd finito a tifare, nelle ultime tornate elettorali compresa quella in corso per le Provinciali, per il centrodestra ha deciso di far recapitare a Mario Pepe – per il tramite di dem24 – una lettera aperta: 
“Egregio Mario Pepe
questa è la seconda lettera aperta che ti scrivo per riaffermare con più forza l’indignazione e lo sgomento per il tuo modo di fare il ballerino. 
Ma alla nostra età è più dignitoso starsene seduti; ci sono momenti della vita in cui fare uso della saggezza maturata con il vissuto è il modo di andarcene da questo mondo con dignità. 
Certo che pretendere dignità da chi ha tradito me e la buona fede di migliaia di persone è pretendere troppo, ma voglio pensare che almeno dai tuoi figli vorresti essere guardato come un padre lineare e coerente con dei principi che nel Pd sono solidarietà e abnegazione nei confronti dei più deboli.
Non voglio convincerti del mio credo, che l’eternità è il tempo in cui i nostri figli ci ricorderanno per l’esempio e la coerenza, non certo per i tradimenti e gli abusi.
Voglio ricordare una frase che mi disse Pajetta: “Ai figli non bisogna lasciare ricchezze, ma istruzione e dignità di vita”.
Sono stato molto attivo in politica e so che per emergere bisogna sacrificarsi molto, perché vuoi buttare alle ortiche tanti sacrifici?
Redimersi è possibile, basta umilmente riconoscere che il nostro tempo è passato, che il vero potere è quello che si dà senza chiedere. Lo diceva con più belle parole Einstein che a chi gli chiedeva la nazionalità rispondeva ‘appartengo alla razza umana’. 
Tu a chi appartieni?
I tradimenti escludono e non includono, non farti espellere da questa vita per cattiva moralità. 
Gennaro De Duonni“.



E forse, porta pure iella... di Teresa Ferragamo

Mario Pepe, politico ormai fallito che neppure il Porcellum è riuscito a salvare, dice: “Bene la candidatura di Fausto Pepe alle Regionali” e sono subito fischi.
Poi, prende fiato per due giorni  prima di prorompere di nuovo: “Sosterrò Giorgio Nista alla presidenza della Provincia”. Molto probabilmente, l’ex deputato non si è accorto di quello che accade sotto il suo naso. E sì che lui dovrebbe sapere bene che in politica ci vuole fiuto.
La sua furia, cattiva e arruffona, è arrivata all’acme. A un tale livello parossistico da far pensare che abbia raggiunto un punto di non ritorno.
Quello che sta accadendo è che il Pd è, di fatto, l’unico partito che possa in questa provincia vantare una proposta politica alta, condivisa e trasparente. Tutto il resto o non esiste o è solo fuffa.
Questi ex onore’ dei nostri stivali ci hanno, francamente, un po’ stancati. Anche perché dopo un lungo protagonismo senza costrutto durato 40 anni, vorremmo che la provincia di Benevento potesse voltare pagina.
Ma Mario Pepe, evidentemente, si sente escluso e prova a sentirsi vivo appostando endorsement a destra come a manca, sganciando un giorno sì e l’altro pure sberle al Pd, che è stato il suo partito prima del congedo finale alle ultime Parlamentarie, quando il popolo delle primarie bocciò il suo – solitario- tentativo di ritornare in Parlamento.
Parafrasando Marx, potremmo dire che, nel suo caso, la storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia e la seconda pure.
Perché a Mario Pepe non ne va bene una: per esempio, quando ha lisciato il pelo all’Udc, questo è quasi scomparso dal panorama nazionale; quando ci ha provato con Monti, dalle parti di Scelta civica si è scatenato l’inferno, l’ex Professore prestato alla politica si è liquefatto e i suoi seguaci si sono dati a gambe; quando, alle scorse Europee, ha votato e invitato a votare Clemente Mastella (sic!!! n.d.r.), il leader dell’ex Udeur, per la prima volta nella sua lunga carriera politica, non è riuscito a farsi eleggere.
Se fossimo scaramantici, cominceremmo a pensare che Mario Pepe porta iella.
Nel dubbio, però, i destinatari dei suoi endorsement estivi è meglio che girino con adeguati amuleti o con le mani in tasca. Insomma, è meglio che si tengano a debita distanza se non vogliono essere stritolati dalla morsa iettatrice di Pepe.
Quello di Pepe è solo lo sfogo di uno che ha già oltrepassato le colonne d’Ercole della crisi di nervi.
Il latrato di trionfo che ha emesso, pochi giorni fa, per la candidatura di Nista alle Provinciali ha sortito il primo effetto: intorno a una tavola bandita si è consumata la rivolta silenziosa di sindaci e amministratori di centrodestra, della valle Telesina e non solo, che hanno sbattuto le porte in faccia all’ex diessino al quale, in sostanza, hanno voluto dire “non sei dei nostri e non lo sarai mai”.
Ora immaginiamo che un agosto leggero e, dunque, banale faccia venir voglia di esternare a un ex di tutto con tre pensioni da godere, ma Mario Pepe, pancia e portafogli pieni, ci faccia il piacere di tenersi lontano dall’agone politico, perché qui ci sono cose serie di cui occuparsi, lo vuole la fredda logica della realtà.
Le astiosità di un’anziana compagnia di controcanto non servono e non interessano a nessuno. Pepe è solo un brontolone vendicativo che si ribella alla legge dell’oblio e dal quale oggi persone comuni non comprerebbero neppure un’auto usata per nessun motivo.
Pepe è solo un bullo avvizzito dall’età che non si rassegna alla perdita di potere, quello che – stando ai risultati – ha per 40 anni esercitato esclusivamente per se stesso.
Un ex deputato che si comporta come un teppistello da quattro soldi non fa paura a nessuno, né tantomeno può determinare processi politici che neppure capisce. Si comporta da ultras: un frustrato che per dimostrare di esistere è costretto a urlare, l’abuso della parole come risposta alla superiorità altrui.
Ma li conosciamo quelli come lui, abituati a scondinzolare dietro il primo che gli passa davanti per tentare di ritornare dove i cittadini non lo vogliono più vedere, in politica. E’ proprio a quella cialtroneria che i sanniti hanno detto basta quando lo hanno sbattuto fuori dalla competizione elettorale.
La sua fatwa contro il Pd è solo il segno di encefalogramma ormai piatto. 
Con quell’aspetto cupo da menagramo è meglio che stia lontano dal Pd.

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