Ecco cosa risponde il MoVimento Verso San Giorgio cinquestelle alla civica assise, elettiva e deputata a rappresentare i cittadini sovrani ex art. 1 della Costituzione.
Al
Sindaco di San Giorgio del Sannio
Claudio
Ricci
Ai
gruppi di opposizione consiliare
"Nuova
San Giorgio" e "Libera....mente"
Al
Presidente del Consiglio Comunale
Oggetto:
Osservazioni, istanze, richieste a seguito del Consiglio Comunale del
27.04.2012
Dal
resoconto redatto da Francesca Maio di Cittadini in MoVimento e dalle
nostre video riprese del Consiglio Comunale di San Giorgio del
Sannio, tenutosi il 27 aprile alle 09.30, emerge chiaramente un dato
inconfutabile: il Comune di San Giorgio del Sannio ha un bilancio
consuntivo per il 2011 che chiude in positivo, con un avanzo di
gestione di 589.000 euro.
E
questa, vista la crisi economica, non è cosa da poco.
Tuttavia,
pur non entrando nel merito delle cifre, perché non siamo economisti
e non vogliamo parlare di cose non di nostra competenza diretta,
tuttavia, una riflessione è doveroso farla: se in genere, un’azienda
che chiude un anno in attivo si preoccupa principalmente di fare in
modo che almeno una parte dell’attivo venga reinvestito per creare
nuove occasioni di lavoro, per migliorare e potenziare la crescita
dell’azienda stessa, ecc., anche un Ente Locale, se si propone di
crescere, migliorare la qualità della vita dei propri cittadini,
potenziare i servizi, risolvere i problemi della comunità, dovrebbe
fare praticamente lo stesso: reinvestire
per crescere.
E
questo nell’ultimo anno tutto questo non è accaduto, anzi la
qualità dei servizi offerti alla comunità in tema di buoni libro
, di assistenza ad anziani e disabili, di welfare, di assistenza alle
famiglie meno abbienti, di incentivi alla raccolta differenziata,
etc. etc.è al limite della sufficienza.
Ora,
visto che una grande parte della entrate di un ente locale deriva
dalle entrate tributarie, entrate che nel corse di tre anni, dal 2009
al 2011 sono aumentate sino a toccare la cifra dei 4 milioni di euro
circa, visto che le entrate tributarie sono praticamente costituite
dalle tasse che paghiamo noi cittadini e visto soprattutto che il
Comune di San Giorgio del Sannio all’art 9 comma 1 dello Statuto
Comunale parla proprio della partecipazione dei cittadini
all’organizzazione politica, economica e sociale del proprio
territorio, sarebbe auspicabile che le risorse della comunità, così
come le priorità di spesa, vengano gestite dalla comunità.
In
questa ottica, quindi, diventa fondamentale il coinvolgimento dei
cittadini non solo nel momento in cui è necessario recuperare
risorse attraverso tasse e tributi ma anche e soprattutto nel
processo di costruzione del bilancio di previsione.
Ecco,
quindi, che proponiamo all’Amministrazione Comunale sangiorgese
l'adozione del bilancio partecipativo, ovvero di un processo
decisionale che consiste in un'apertura della macchina istituzionale
alla partecipazione diretta ed effettiva della popolazione
nell'assunzione di decisioni sugli obiettivi e sulla distribuzione
degli investimenti pubblici e che, già attivo in tanti Comuni
italiani (esemplare è il caso di Grottammare – AP), è stato
definito dall’ONU e dalla Banca Mondiale come “strumento efficace
di gestione pubblica”.
La
nostra proposta è quella di applicare il bilancio partecipativo a
tutte le materie di competenza comunale che prevedano la possibilità
di investire risorse umane e finanziarie, considerato che ogni
intervento va ad influire direttamente sulla vita dei cittadini.
Le
regole che andrebbero a definire l'applicazione del bilancio
partecipativo nel comune di San Giorgio del Sannio dovrebbero far
riferimento ai seguenti cinque criteri:
1.
la dimensione contabile - finanziaria deve essere esplicitamente
discussa
2.
l'intero territorio comunale deve essere coinvolto nel processo
consultivo e deliberativo
3.
il processo deve reiterarsi nel tempo secondo un ciclo di incontri
prefissati.
4.
il processo deve includere forme di deliberazione pubblica
5.
deve essere fatta la rendicontazione finale dei risultati raggiunti
Qualcuno,
sicuramente, ci dirà che questa è una cosa facile a dirsi ma ben
più difficile da realizzare nei fatti, anche per il possibile
appesantimento del già lento iter amministrativo di approvazione del
Bilancio di Previsione annuale del comune.
Tuttavia,
riteniamo opportuno che, come minimo, l’Amministrazione Comunale
consulti obbligatoriamente, prima della stesura e dell'approvazione
del Bilancio di Previsione, le varie figure della comunità
attraverso le consulte territoriali (individuate con la suddivisione
del paese in rioni o contrade in cui la popolazione di ciascuna
contrada è invitata a precisare i suoi bisogni e a stabilire delle
priorità in vari campi o settori) e tematiche (individuate su
base tematica attraverso il coinvolgimento di categorie professionali
o lavorative, sindacati, imprenditori, commercianti, studenti,
disoccupati, etc.).
[PER
COMPRENDERE MEGLIO COS’è IL BILANCIO PARTECIPATIVO E COME FUNZIONA
SI Può CONSULTARE, A TITOLO ESEMPLIFICATIVO IL REGOLAMENTO DEL
BILANCIO PARTECIPATIVO DEL COMUNE DI CARDANO AL CAMPO (VA)
https://docs.google.com/file/d/1gODv4WBhBiP33i3vXZmhnxewcPiWt1oAGLiQSJoxymh6wRc3zJ1tK13Hly3N/edit?hl=it
]
Proponiamo,
inoltre, nell'ambito di una più generale disciplina attuativa con
adozione di appositi regolamenti per il referendum propositivo ed
abrogativo, quale essenziale strumento di democrazia partecipativa -
non ancora (e quando?) previsto dallo Statuto Comunale-,
l'Introduzione del referendum finanziario senza quorum per
investimenti superiori al milione di euro o di palese rilevanza
sociale e ambientale: questo significa che il Comune dovrà
obbligatoriamente interpellare la cittadinanza per l'approvazione di
spese che superano questa soglia economica o che hanno le
caratteristiche sopra citate.
Anche
su questo strumento di partecipazione dei cittadini ci saranno,
sicuramente, molti scettici.
Tuttavia,
ricordiamo a quanti fossero scettici e poco inclini alla
partecipazione dei cittadini alle decisioni, anche economiche, della
comunità, che tale strumento fu proposto per la prima volta già nel
1898 da uno dei massimi economisti italiani, Antonio De Viti De
Marco, propugnatore, già all’indomani dell’Unità d’Italia,
del decentramento amministrativo e fiscale quale secolare soluzione
alla questione meridionale.
De
Viti De Marco, infatti, proponeva l´introduzione di referendum
finanziari per
mettere fine alla finanza pubblica “allegra”, causata soprattutto
da categorie e da classi sociali parassitarie e dedite già allora
alla redistribuzione dal basso verso l´alto e
affermava che il sindacato finanziario deve essere esercitato in
ultima analisi dal contribuente e da
nessuno che si interponga fra il contribuente e l´amministrazione.
E
ancora, per chi non vuol andare così indietro nella storia, basta
vedere come la Svizzera, grazie all’applicazione dei
referendum confermativo, propositivo e finanziario, sia diventata uno
dei paesi con minor indebitamento pubblico, con un livello impositivo
più basso, con una maggior efficienza dell’amministrazione
pubblica e stabilità dell’economia.
Ci
sono tutta una serie di ricerche non solo in Svizzera, ma anche in
California e altri stati federati degli USA che comprovano questa
dinamica: dove funzionano bene i meccanismi di democrazia diretta ci
sono:
*
meno spese pro capite per l’amministrazione pubblica e un livello
contributivo minore
*
una distribuzione dei redditi più equa
*
più responsabilità dei cittadini per il fisco.
In
effetti, si registra anche un effetto positivo nella lotta contro
l’evasione fiscale. Nei Cantoni dove più si vota su questioni
fiscali l’evasione risulta più bassa. Ciò si verifica a causa di
un semplice legame: più contenti i cittadini sono con
l’amministrazione pubblica, anche perché direttamente coinvolti
nelle scelte, più disposti sono a pagare le imposte dovute. Più
possono influire direttamente sulle spese e sul modo in cui vengono
prodotti i servizi pubblici, più si sentono corresponsabili. Più i
cittadini possono controllare la spesa pubblica, più si rafforza la
loro disponibilità di sostenere lo sforzo fiscale.
Un
circolo semplice e virtuoso.
Perché
non applicarlo anche a San Giorgio del Sannio?
Perché
correre il rischio di investimenti sbagliati e non produttivi per la
comunità, quale ad es. quello del depuratore in zona Gianguarriello?
Ricordiamo,
infatti, ove ce ne fosse ancora bisogno, non solo che, relativamente
al depuratore di Gianguarriello, l’ex sindaco Giorgio Nardone è
stato indagato
dalla Procura della Repubblica di Benevento per avere inquinato il
Torrente Mele e per avere, a distanza di mesi dall'accertamento
dell'inquinamento, omesso di adottare provvedimenti tempestivi, ma
anche che la proroga della convenzione con l’Alto Calore s.p.a
(scaduta il 30.06.2011) per la gestione dell’impianto ha comportato
per l’ente una spesa di 68.000,00 euro annue e che l’accesso ad
un bando di finanziamento di 1.394.434 euro per il potenziamento
dell’impianto è stato prima dichiarato irregolare e poi non più
concretizzato, preferendo, non
si capisce bene per quale motivo,
non accedere alle risorse piuttosto che rifare il bando.
Non
possiamo esserne certi, ma possiamo ragionevolmente pensare che un
referendum cittadino sulla gestione del depuratore, sulle spese
aggiuntive, a dire il vero piuttosto onerose
per
le casse comunali, che il suo malfunzionamento stava determinando e
sull’opportunità di seguire procedure opportune e rientranti nei
termini di legge per accedere ai finanziamenti relativi al
potenziamento dell’impianto, avrebbe potuto esiti diversi dalla
linea seguita dall’amministrazione comunale.
25
maggio 2012
Per
Cittadini in MoVimento - Verso San Giorgio a cinque Stelle
Rosanna
Carpentieri, Francesca Maio, Elvira Santaniello