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sabato 23 agosto 2014

La sagra sangiorgese della salsiccia e le sagre della cuccagna. Il punto della situazione

L'ideatore ed organizzatore della Notte bianca sangiorgese, evento-vergogna 
della cittadina dal 2006 ad oggi.

notte14 

«Mancanza di sicurezza, scarsa igiene ed evasione fiscale connotano le sagre italiane.» Questo è l’allarme. 
Sagre e feste popolari sono eventi importanti, ma va garantito il rispetto delle fondamentali regole di sicurezza e di igiene e di fiscalità.

A lanciare il grido d'allarme sono anche il comitato sangiorgese Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia e le "pro loco" italiane. 
«Siamo seriamente preoccupati - dice a Labitalia Claudio Nardocci, presidente dell'Unione nazionale delle pro loco (Unpli) - per l'esplosione del numero di sagre senza controlli di sicurezza e igiene, organizzate da comitati improvvisati, veri e propri gruppi di rapina, che ha caratterizzato la scorsa stagione estiva e durante la quale, secondo gli ultimi rilevamenti, un italiano su due ha frequentato le tradizionali feste dei tanti campanili italiani. 
Dati alla mano - fa notare Claudio Nardocci - abbiamo calcolato circa 25 milioni di persone fra italiani e stranieri che ogni anno partecipano a sagre e manifestazioni analoghe. Tutte persone che però hanno il diritto di essere tutelate».

La Coldiretti stima in 350 milioni di euro il volume d'affari delle sagre, scaturito da circa 18 mila eventi sul territorio nazionale, pari a una media di 250 appuntamenti al giorno, cifra che sale a quasi mille nel periodo estivo.

Sagre e feste sono sicuramente momenti di ritrovo e svago per la pancia della collettività  ma, considerato che queste iniziative spesso si affiancano all’offerta garantita da bar e ristoranti dei quartieri e dei paesi, bisogna quanto meno mettere tutti sullo stesso piano, soprattutto sul fronte della sicurezza. 
Invece si crea troppe volte una concorrenza che diventa sleale, poiché si basa su una sostanziale differenza di trattamento tra chi fa questa attività per professione, e deve attenersi a regole molto severe, e chi lo fa per “volontariato”, pensando di essere esente da qualsiasi obbligo. 
In verità la sicurezza va garantita in tutti i casi. 
La necessità, anche in caso di spettacoli e intrattenimenti organizzati da circoli privati, di ottenere l’autorizzazione di agibilità, con parere della competente Commissione di Vigilanza. 
Quindi l’obbligo, a cui sono chiamati gli organizzatori di questi eventi, di predisporre uno specifico piano di emergenza. 
Ci sono poi spettacoli e intrattenimenti, per i quali, si ritiene opportuno prevedere l’obbligo del rilascio della licenza di cui all’articolo 68 del TUPLS e le necessarie verifiche della Commissione di vigilanza, visti i rischi potenziali per il pubblico in termini di sicurezza ed indipendentemente dalla presenza o meno di strutture destinate agli spettatori. 
Infine il capitolo “Prevenzione incendi”, la cui normativa in alcuni casi si può applicare anche a sagre e feste. 
Si tratta in sostanza di garantire gli stessi standard di sicurezza ad attività che per certi versi ricalcano quelle di un ristorante e di un bar. 

E se poi vogliamo affrontare la questione in tutte le sue sfaccettature dovremmo parlare anche di tassazione, perché è indubbio che i vantaggi riservati dal fisco a questi eventi stanno alla base del proliferare di feste organizzate dalle associazioni più indefinite e che in molti casi nulla hanno a che fare con la tradizione popolare e gastronomica del territorio. 
Insomma, troppe volte la festa diventa un modo per “fare cassa” in barba al fisco. Invece anche qui si dovrebbe intervenire con una norma specifica. Basti pensare che, secondo uno studio della Federazione pubblici esercizi nazionale, eliminando le esenzioni fiscali di cui beneficiano sagre, feste di partiti politici, circoli privati, circoli sportivi e quant’altro si recupererebbero le risorse sufficienti per evitare l’aumento periodico dell’Iva .
Come dire: togliendo un privilegio di pochi, ne avremmo un vantaggio tutti, senza disparità di trattamenti.

Perché alle sagre è permesso far lavorare minorenni, non avere indumenti idonei, non fare scontrini, mentre in un ristorante dobbiamo applicare ogni norma di legge? 
Domanda in cui vengono toccati punti importanti: il lavoro minorile, i costi del personale, gli orari di lavoro, tutti i vincoli sanitari, i problemi fiscali e di evasione e non ultima l’igiene.  
Se questi obblighi sono veramente necessari, come crediamo, devono essere imposti a tutti. Senza alcuna intermittenza o benevolenza. La legge deve essere uguale per tutti.

Invece, mentre di giorno gli italioti si spellano le mani sulle frasi pro o contro Silvio Berlusconi, fresco del titolo di “Pregiudicato”, inneggiando tutti, comunque, in favore alle manette ai polsi altrui, gli stessi italioti, appunto, la sera organizzano o partecipano ad insalubri ed illegali feste tradizionali e sagre gastronomiche di paese. A centinaia in tutta l’italica penisola sono presenti le fonti di tutte le illegalità.
Queste manifestazioni più che essere festa per i turisti, è una speculazione illegale per fare la festa ai turisti.
Non si ha nessuna fiducia sulla qualità delle pietanze servite in queste sagre vendute al prezzo del pranzo in un ristorante, o  appena qualcosa meno. 

E non si riesce nemmeno a vedere l’utilità di queste manifestazioni, spesso sfoggio delle amministrazioni, occasioni di sperpero consistente di danaro pubblico non certificato in alcun bilancio o documento contabile, passerella per le Pro Loco e più sì che no, turibolo di ogni nefandezza. 
E' proprio il caso della sagra della salsiccia di San Giorgio del Sannio, denominata "notte bianca" dall'ideatore Claudio Ricci, prima nel 2006 assessore della Giunta Nardone , ora sindaco con il beneplacito dell'ex parlamentare piddì Mario Pepe.


Con il termine tecnico di "feste temporanee"  si individuano tutti quei festeggiamenti, manifestazioni, fiere, sagre o simili,  organizzati da parte di associazioni varie, pro loco, comitati, ecc...in modo estemporaneo e saltuario, per un periodo breve (da alcune ore ad alcuni giorni) senza una sede fissa, in cui in genere si ha il culmine nella preparazione e somministrazione estemporanea di pasti più o meno ricchi.

Tali manifestazioni proprio per la loro occasionalità ed elevata promiscuità di cose e persone, rappresentano un potenziale rischio per la salute pubblica; il rischio può derivare dalla inosservanza delle più elementari norme igieniche: 
l’autorità sanitaria competente per territorio (il sindaco), avvalendosi della consulenza professionale del Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione dell’ASL, dovrebbe cercare di assicurare e pretendere degli standard minimi di accettabilità igienica da rispettare per il corretto svolgimento della manifestazione. 
Al fine di consentire tale garanzia ogni festa temporanea dovrebbe quindi essere autorizzata mediante la presentazione di alcuni documenti. 


Le attività di preparazione somministrazione di alimenti presenti nelle manifestazioni temporanee sono soggette a segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) da inviare alla ASL competente  (anche in formato cartaceo) e per conoscenza al Comune dove si tiene la manifestazione, almeno 10 (dieci) giorni prima dell'inizio della stessa. 

Alla segnalazione (SCIA) occorre allegare copia della ricevuta del versamento attestante il pagamento dei diritti sanitari.  
La Segnalazione certificata dell'inizio attività per manifestazione temporanea (SCIA) da presentare all'ASL con il rispetto dei requisiti igienico sanitari previsti dalla Regione di riferimento al fine di garantire un elevato livello di tutela dei consumatori con riguardo alla sicurezza degli alimenti. 

Invece spesso e volentieri queste sagre non solo non sono autorizzate, ma non sono nemmeno comunicate. 

E, notate bene, per ovviare a questa discrepanza sindaci e comandanti dei vigili urbani si danno alla macchia, per non essere accusati di sapere e di non intervenire e quindi da considerare a tutti gli effetti, complici della illegalità.

La coordinatrice del comitato
Rosanna Carpentieri

sabato 15 giugno 2013

Lettera al Sindaco. Il Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia di San Giorgio del Sannio lamenta la mancanza di bagni pubblici e fontane d’acqua potabile

15 giugno 2013
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Calvi ha la sua “fontana leggera”, il nuovo distributore pubblico di acqua. Calvi ha anche i bagni chimici. 

A differenza di San Giorgio del Sannio: né acqua né bagni.

Una normale storia di disservizi e degrado ?

La sede dell'Asl di San Giorgio del Sannio, chi ha progettato questo obbrobrio?
 
Sindaco Ricci ,  – si legge nella nota – occorre leggere i filosofi greci e gli orfici per pensare che l’acqua sia vita e che tutto il mondo sia acqua? Occorre che un giorno lei possa incontrare sul viale Talete di Mileto (VI sec. a C.), che vede nell’acqua l’arché, il principio oppure Pindaro (V sec. a. C.) secondo cui il «bene più prezioso è l’acqua», e Anassagora per il quale «tutto scorre, tutto è acqua» ? Lo sa o no che l’acqua è l’elemento predominante del nostro organismo costituendo il sessanta per cento del peso di un adulto e oltre il settanta per cento di un neonato?
La vicinissima Calvi ha la sua “fontana leggera”, finalmente ! La fontana pubblica che eroga acqua del comune, sia minerale naturale che frizzante, a soli 5 centesimi al litro .
E lei che iniziative intraprende in merito? La sua amministrazione vegeta in modo squallido, lo ammetta ! Salvo spillare beninteso soldi dalle tasche dei cittadini , perseverare con le prove di regime e favorire il solito comitato d’affari massomafioso di inquinatori e consumatori di suolo produttivo.
Come cittadina pensante e come coordinatrice del locale comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia non saprei di cosa complimentarmi con lei! Devo invece pubblicamente esprimere i più vivi apprezzamenti per l’amministrazione del Comune di Calvi guidata dal sindaco Armando Rocco.
La “casa dell’acqua” ivi installata ora è un punto di riferimento per l’intero paese. Ed anche per i suoi concittadini sangiorgesi, deprivati delle loro fontanelle pubbliche e spesso lasciati a secco d’estate da chi specula sull’acqua (Alto Calore s.p.a.) e sul business delle autoclavi, come le inchieste hanno dimostrato.
Ad ogni ora del giorno e della sera a Calvi si vedono persone con le proprie bottiglie di plastica o vetro andarle a riempire.
E’ come aver riscoperto l’antica fontana del villaggio. È diventato quasi un luogo di aggregazione sociale , di ospitalità per i viandanti e simbolo di vita.
Abbiamo sete, sindaco ! E ci scappa pure di pisciare, ma anche di vespasiani neanche la più pallida idea qua da noi !
Come intende amministrare il villaggio di San Giorgio se le sfuggono i servizi essenziali e minimi, se sinora non lo ha dotato almeno di fontane pubbliche e di bagni chimici? Quanto a questi ultimi, presenti a Calvi, ma non allestiti a San Giorgio neppure durante il mercato rionale (la “fiera settimanale”, secondo le sue iperboliche parole che ignorano i bisogni fisiologici e di igiene dei commercianti) e neppure in occasione della sua personale sagra della salsiccia, perchè la Asl non li impone per ragioni di igiene pubblica ?
Dà fastidio a qualcuno che finalmente diminuisca il consumo di acqua in bottiglia di pet ?
Chi è il drago cattivo che si offenderebbe per l’iniziativa e minaccerebbe ritorsioni ? Dobbiamo per forza tenerci il drago e il cornuto marmoreo accanto alla croce a San Giorgio e precluderci l’incivilimento? In nome di che o che cosa ?
Ha mai pensato a valutare per le famiglie il notevole risparmio economico che deriva da una bouvette pubblica, magari collocata nell’agognato parco a verde pubblico attrezzato che i sangiorgesi possono solo sognare (chissà perchè…), la possibilità di avere acqua depurata , gasata o naturale, a “chilometro zero” e che soprattutto non ha subito alterazioni a causa della prolungata esposizione ai raggi solari (che è quello che avviene all’acqua in bottiglia che l’ignorante consumatore compra facendone vergognose scorte ?).
L’iniziativa -ci pensi- avrebbe molteplici effetti a catena, e tutti positivi: da una parte il risparmio immediato del consumatore che vede ridotta fortemente la spesa sostenuta per l’acquisto di acqua minerale presso bar e supermercati; dall’altra l’educazione dei cittadini al riutilizzo di bottiglie di plastica che altrimenti andrebbero ad aumentare il volume delle discariche a cielo aperto (purtroppo sono ancora pochissimi i cittadini che praticano la raccolta differenziata a San Giorgio e la stessa si riduce ad una “farsa” bella e buona, come ben sa…).
 

La plastica risparmiata, così, può contribuire al percorso di riduzione rifiuti e al risparmio a lungo termine per i cittadini che si concretizzerebbe in un congelamento degli aumenti Tarsu . Dunque, non solo un risparmio sull’acquisto dell’acqua, ma anche sulla raccolta dei rifiuti, evitando alla raccolta differenziata, al servizio di trasporto e agli impianti di riciclo (ma dove sono ?) qualcosa come 30 mila bottiglie da un litro e mezzo di plastica PET per un totale di circa mille chilogrammi, ovvero 23 chili al giorno (una bottiglia pesa infatti 35 grammi) e un risparmio di petrolio (carissimo e destinato all’esaurimento), se considera che per produrre un chilo di PET occorre bruciare due chili di petrolio !
Di fronte all’odioso business che “mercanti globali” senza scrupoli stanno tentando di mettere in atto sottraendo alle persone quello che è uno dei più fondamentali quanto essenziali diritti, di fronte ad amministrazioni scellerate come la sua e quella che l’ha preceduta, che consentono persino nei centri abitati (rectius, zone residenziali sature di interesse storico-testimoniale….) il passaggio di TIR a pieno carico che trasportano l’acqua “minerale” per poi tollerare, contro ogni prescrizione sanitaria e precauzione legale, lo stoccaggio e il deposito a cielo aperto – in piazzali assolati- da parte dei mercanti senza scrupoli,(a tutto vantaggio del …PIL che fa viaggiare l’acqua senza alcun senso logico per l’Italia, e non solo, quando in ogni luogo esistono fonti di approvvigionamento che alimentano gli acquedotti comunali. )…l’iniziativa di Calvi ci appare encomiabile e contro lo status quo, che – solo lo si voglia- si può sovvertire.
Il bello di tutto ciò è che nel villaggio da lei amministrato non è roba di ieri . “Immagina questo, coperto di grano, immagina i frutti, immagina i fiori, e pensa alle voci e pensa ai colori. E in questa pianura fin dove si perde, crescevano gli alberi e tutto era verde, cadeva la pioggia, segnavano i soli, il ritmo dell’uomo e delle stagioni……” . Ma allora il problema c’era già quando Guccini nei primi anni ’70 cantava “Il vecchio e il bambino” e cosa è cambiato? Almeno a San Giorgio NULLA.
Ma c’è gente che ha buone idee: basta concretizzarle, metterle in atto e renderle di dominio pubblico, farne esperienza e “sàpere” collettivo. Fare politica come gestione solidaristica dei beni comuni fregandosene del sistema perverso di gestione del potere ! Lei ne è capace ?
Consideri poi un aspetto non secondario: fino a pochi anni fa le fontanelle erano in paese un importante luogo di ristoro, di sosta e di aggregazione pubblica. Questo passato, non completamente dimenticato, rende oggi le fontane un ottimo luogo per diffondere nuovi stili di vita a misura d’uomo e concrete politiche di riduzione dei rifiuti alla fonte,
La fontana -lo ricordi- conta più del villaggio , del cornuto di marmo, del Fuenti del mercante Barletta, del tugurio fatiscente della casa comunale e di una sede ASL progettata e costruita senza alcun criterio di razionalità .
Perchè, è la fontana che crea il villaggio degli uomini! Quelli che riflettono sulla sacralità della natura, discutono sul “cibo in ogni senso” che viene loro propinato da chi li amministra, si accapigliano per un consumo sempre più critico ed etico, in quanto hanno capito che acquistare = votare.
Da costoro non può pretendere applausi e complicità con l’inettitudine e la strafottenza al potere.

 
Firmato Rosanna Carpentieri
in proprio e in nome e per conto del Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia.
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