L'ideatore ed organizzatore della Notte bianca sangiorgese, evento-vergogna
della cittadina dal 2006 ad oggi.
«Mancanza di sicurezza, scarsa igiene ed evasione fiscale connotano le sagre italiane.» Questo
è l’allarme.
Sagre
e feste popolari sono eventi importanti, ma va garantito il rispetto
delle fondamentali regole di sicurezza e di igiene e di fiscalità.
A lanciare il grido d'allarme sono anche il comitato sangiorgese Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia e le "pro loco" italiane.
«Siamo seriamente preoccupati - dice a Labitalia Claudio Nardocci, presidente dell'Unione nazionale delle pro loco (Unpli) -
per l'esplosione del numero di sagre senza controlli di sicurezza e
igiene, organizzate da comitati improvvisati, veri e propri gruppi di
rapina, che ha caratterizzato la scorsa stagione estiva e durante la
quale, secondo gli ultimi rilevamenti, un italiano su due ha frequentato
le tradizionali feste dei tanti campanili italiani.
Dati alla mano - fa
notare Claudio Nardocci - abbiamo calcolato circa 25 milioni di
persone fra italiani e stranieri che ogni anno partecipano a sagre e
manifestazioni analoghe. Tutte persone che però hanno il diritto di
essere tutelate».
La
Coldiretti stima in 350 milioni di euro il volume d'affari delle sagre,
scaturito da circa 18 mila eventi sul territorio nazionale, pari a una
media di 250 appuntamenti al giorno, cifra che sale a quasi mille nel
periodo estivo.
Sagre
e feste sono sicuramente momenti di ritrovo e svago per la pancia della collettività ma, considerato che queste iniziative spesso si affiancano
all’offerta garantita da bar e ristoranti dei quartieri e dei paesi,
bisogna quanto meno mettere tutti sullo stesso piano, soprattutto sul
fronte della sicurezza.
Invece si crea troppe volte una concorrenza che
diventa sleale, poiché si basa su una sostanziale differenza di
trattamento tra chi fa questa attività per professione, e deve attenersi
a regole molto severe, e chi lo fa per “volontariato”, pensando di
essere esente da qualsiasi obbligo.
In verità la sicurezza va garantita
in tutti i casi.
La necessità, anche in caso di spettacoli e
intrattenimenti organizzati da circoli privati, di ottenere
l’autorizzazione di agibilità, con parere della competente Commissione
di Vigilanza.
Quindi l’obbligo, a cui sono chiamati gli organizzatori di
questi eventi, di predisporre uno specifico piano di emergenza.
Ci sono
poi spettacoli e intrattenimenti, per i quali, si ritiene opportuno
prevedere l’obbligo del rilascio della licenza di cui all’articolo 68
del TUPLS e le necessarie verifiche della Commissione di vigilanza,
visti i rischi potenziali per il pubblico in termini di sicurezza ed
indipendentemente dalla presenza o meno di strutture destinate agli
spettatori.
Infine il capitolo “Prevenzione incendi”, la cui normativa
in alcuni casi si può applicare anche a sagre e feste.
Si tratta in
sostanza di garantire gli stessi standard di sicurezza ad attività che
per certi versi ricalcano quelle di un ristorante e di un bar.
E se poi
vogliamo affrontare la questione in tutte le sue sfaccettature dovremmo
parlare anche di tassazione, perché è indubbio che i vantaggi riservati
dal fisco a questi eventi stanno alla base del proliferare di feste
organizzate dalle associazioni più indefinite e che in molti casi nulla
hanno a che fare con la tradizione popolare e gastronomica del
territorio.
Insomma, troppe volte la festa diventa un modo per “fare
cassa” in barba al fisco. Invece anche qui si dovrebbe intervenire con
una norma specifica. Basti pensare che, secondo uno studio della
Federazione pubblici esercizi nazionale, eliminando le esenzioni fiscali
di cui beneficiano sagre, feste di partiti politici, circoli privati,
circoli sportivi e quant’altro si recupererebbero le risorse sufficienti
per evitare l’aumento periodico dell’Iva .
Come dire:
togliendo un privilegio di pochi, ne avremmo un vantaggio tutti, senza
disparità di trattamenti.
Perché
alle sagre è permesso far lavorare minorenni, non avere indumenti
idonei, non fare scontrini, mentre in un ristorante dobbiamo applicare
ogni norma di legge?
Domanda in cui vengono toccati punti importanti: il
lavoro minorile, i costi del personale, gli orari di lavoro, tutti i
vincoli sanitari, i problemi fiscali e di evasione e non ultima
l’igiene.
Se questi obblighi sono veramente necessari, come crediamo,
devono essere imposti a tutti. Senza alcuna intermittenza o benevolenza.
La legge deve essere uguale per tutti.
Invece,
mentre di giorno gli italioti si spellano le mani sulle frasi pro o
contro Silvio Berlusconi, fresco del titolo di “Pregiudicato”,
inneggiando tutti, comunque, in favore alle manette ai polsi altrui, gli
stessi italioti, appunto, la sera organizzano o partecipano ad
insalubri ed illegali feste tradizionali e sagre gastronomiche di paese.
A centinaia in tutta l’italica penisola sono presenti le fonti di tutte
le illegalità.
Queste manifestazioni più che essere festa per i turisti, è
una speculazione illegale per fare la festa ai turisti.
Non
si ha nessuna fiducia sulla qualità delle pietanze servite in queste
sagre vendute al prezzo del pranzo in un ristorante, o appena qualcosa
meno.
E non si riesce nemmeno a vedere l’utilità di queste
manifestazioni, spesso sfoggio delle amministrazioni, occasioni di sperpero consistente di danaro pubblico non certificato in alcun bilancio o documento contabile, passerella per le
Pro Loco e più sì che no, turibolo di ogni nefandezza.
E' proprio il caso della sagra della salsiccia di San Giorgio del Sannio, denominata "notte bianca" dall'ideatore Claudio Ricci, prima nel 2006 assessore della Giunta Nardone , ora sindaco con il beneplacito dell'ex parlamentare piddì Mario Pepe.
Con il termine tecnico di "feste temporanee" si
individuano tutti quei festeggiamenti, manifestazioni, fiere, sagre o
simili, organizzati da parte di associazioni varie, pro loco, comitati,
ecc...in modo estemporaneo e saltuario, per un periodo breve (da alcune
ore ad alcuni giorni) senza una sede fissa, in cui in genere si ha il
culmine nella preparazione e somministrazione estemporanea di pasti più o
meno ricchi.
Tali
manifestazioni proprio per la loro occasionalità ed elevata promiscuità di
cose e persone, rappresentano un potenziale rischio per la salute pubblica;
il rischio può derivare dalla inosservanza delle più elementari norme
igieniche:
l’autorità sanitaria competente per territorio (il sindaco),
avvalendosi della consulenza professionale del Servizio Igiene Alimenti e
Nutrizione dell’ASL, dovrebbe cercare di assicurare e pretendere degli standard minimi di
accettabilità igienica da rispettare per il corretto svolgimento della
manifestazione.
Al fine di consentire tale garanzia ogni festa
temporanea dovrebbe quindi essere autorizzata mediante la presentazione di alcuni documenti.
Le attività di preparazione somministrazione di alimenti presenti nelle manifestazioni temporanee sono soggette a segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) da inviare alla ASL competente (anche in formato cartaceo) e per conoscenza al Comune dove
si tiene la manifestazione, almeno 10 (dieci) giorni prima dell'inizio
della stessa.
Alla segnalazione (SCIA) occorre allegare copia della
ricevuta del versamento attestante il pagamento dei diritti sanitari.
La Segnalazione certificata dell'inizio attività per manifestazione
temporanea (SCIA) da presentare all'ASL con il rispetto dei requisiti
igienico sanitari previsti dalla Regione di riferimento al fine di
garantire un elevato livello di tutela dei consumatori con riguardo alla
sicurezza degli alimenti.
Invece spesso e volentieri queste sagre non
solo non sono autorizzate, ma non sono nemmeno comunicate.
E, notate bene, per ovviare a
questa discrepanza sindaci e comandanti dei vigili urbani si danno alla
macchia, per non essere accusati di sapere e di non intervenire e
quindi da considerare a tutti gli effetti, complici della illegalità.
La coordinatrice del comitato
Rosanna Carpentieri